Molti speravano e molti temevano che il governo Meloni avrebbe seguito la linea Draghi. Questa supposizione si sta rivelando insussistente com’era facilmente prevedibile. E non solo perché questo è un governo politico di destra come asserisce con orgoglio la stessa premier ma per il suo indirizzo complessivo.
L’alveo in realtà appare il medesimo solo per l’atlantismo e per la guerra in Ucraina come tracciato dalle alleanze internazionali e l’Italia non può che confermarlo. L’amicizia personale di Berlusconi con Putin non potrà cambiare nulla. E anche la fantomatica richiesta leghista di una conferenza di pace che l’Italia dovrebbe promuovere con Francia e Germania appare più che altro un’azione di disturbo alla premier, probabilmente la prima di una lunga serie.
Se la continuità sull’Ucraina appare certa, già sull’Europa le distanze fra i due governi sono forti e non soltanto per l’enorme differenza di prestigio e di reputazione personale fra i due premier – inevitabile a questo punto delle rispettive storie – ma proprio per una divergente concezione dell’Ue. Da una parte la coerenza accertata di Draghi, dall’altra i profondi e repentini cambiamenti strategici della Meloni.
Il problema vero sarà vedere con quale forza e reale convinzione il governo starà in Europa: se Meloni sarà quella di quando parla in Spagna con l’estrema destra di Vox, o quella dell’amicizia nazionalista con Orban o quella rassicurante che ha mostrato molto recentemente.
Ancora più nette le divergenze in politica economica. Draghi non ha parlato come da suo costume. Ha parlato invece un altro ex premier, Mario Monti, che pure non si è mostrato ostile al governo e non ha votato contro la fiducia: “Mi pare impossibile garantire uguali punti di partenza a tutti nella scuola, nella sanità, nel rapporto con lo Stato sulla base di proposte di tregua fiscale, rottamazione delle cartelle, soglie elevate del contante, flat tax e minore progressività dell’imposta”.
Se questo giudizio di Mario Monti è centrato – l’ho scelto perché personalità indipendente che somiglia a Draghi – è probabilissimo che i serissimi problemi del Paese diventeranno ancora più gravi.
La luna di miele sarà tuttavia ancora più lunga del solito per l’attraente novità di Giorgia Meloni; per il fatto positivo di essere stata scelta dagli elettori; per le polemiche che continuano fra le tre principali opposizioni.
Monta nell’establishment e anche dentro l’opinione popolare la richiesta di lasciar lavorare il governo e di giudicarlo sui fatti. Giusto, le critiche non debbono essere pregiudiziali ma non possono essere sottaciute le diverse visioni politiche in campo.
In sostanza, c’è da augurarsi che non si vada verso una polarizzazione radicale e devastante come quella che, per molti aspetti, si va affermando negli Stati Uniti ma le alternative politiche debbono essere tenute vive non solo in Parlamento ma nel cuore del Paese.
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