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Urbi et Orbi

TRANSENNATI

PAOLO CREMONESI - 28/10/2022

Roma sprofonda, transenne all’Appio Latino

Roma sprofonda, transenne all’Appio Latino

Gli abitanti di via Angelo di Pietro tirano finalmente un sospiro di sollievo. L’enorme voragine, che un incauto tentativo di rapina aveva aperto il 12 Agosto scorso proprio davanti alla Chiesa dei Protomartiri, è stata finalmente ricoperta.

Ci sono volute otto settimane di proteste da parte degli abitanti del quartiere e soprattutto dei negozianti (un ferramenta, un meccanico, un bar, un’enoteca, un’assicurazione), che hanno avuto la malaugurata idea di aprire proprio lì la propria attività, per vedere sbloccata la situazione. «Quanto dobbiamo aspettare ancora ?» avevano scritto i residenti in una lettera al sindaco di Roma, Gualtieri e alla presidente del municipio XIII Giuseppetti.

Il cratere era stato scavato dai vigili del fuoco per salvare uno degli appartenenti ad una presunta “banda del buco”, rimasto intrappolato ed estratto vivo dopo otto ore nel tunnel che stava scavando. «Speravano che la situazione a Settembre, al ritorno dalle ferie, sarebbe stata risolta» avevano auspicato. Invece si è dovuta aspettare l’apertura delle scuole.

Dei componenti la banda due sono stati rilasciati e due accusati di danneggiamento e crollo colposo. L’ipotesi che i quattro volessero collegarsi alla rete fognaria per portare a termine una rapina ai danni di una banca, che dista comunque trecento metri dal luogo del crollo, rimane appunto una ipotesi.

«Stavamo passando in macchina e abbiamo sentito per caso un ragazzo che chiedeva aiuto e quando abbiamo visto il tunnel nel pavimento abbiamo avuto paura e ce ne siamo andati via», si sono giustificati due dei sospettati nel corso dell’udienza per direttissima.

Nonostante il caldo ferragostano e la capitale deserta, la macchina dei soccorsi per portare in superficie l’uomo bloccato a sei metri di profondità ha lavorato a pieno regime. Al 34enne romano, che ha potuto ricevere anche una bombola di ossigeno per permettergli di respirare, è stata somministrata per tutto il tempo alimentazione liquida.

E così la cronaca nera romana estiva (per una volta tanto, e meno male, avara di ‘pasticciacci brutti’ come il giallo di via Poma o il delitto dell’Olgiata) si è dovuta accontentare di alcuni emuli delle grandi rapine da film. Una banda del buco che a Roma e provincia è comunque particolarmente attiva: negli ultimi cinque anni sono stati registrati almeno venticinque colpi tutti effettuati con la medesima tecnica e tutti ai danni di farmacie: un foro nel pavimento o nel muro, poi l’ingresso nell’esercizio e la razzia di tutto quello che si trova: soldi, medicinali, apparecchiature con danni che spesso raggiungono le decine (quando non le centinaia) di migliaia di euro. Furti non sempre coperti dalle assicurazioni. L’ultimo qualche settimana fa in una farmacia comunale a Velletri.

Ma insieme ai proprietari le vittime di questi crimini sono gli abitanti. Transennati, impediti nella circolazione i malcapitati restano vittime di una burocrazia che tra Comune e municipio si rimpalla le responsabilità. Come nel caso di via di Pietro i procedimenti amministrativi possono durare settimane. Ha scritto Paolo Conti del Corriere della Sera: «Il proliferare delle reti rosse o delle transenne che segnalano un pericolo è evidente a tutti i cittadini romani. Restano lì per settimane, mesi, a volte persino anni. Sono la nuova bandiera di una città che smotta, crolla, perde pezzi e raramente ripara». Rabberciate con nastri rossi di plastica, alte, basse, sole o in fila, le transenne fotografano una amministrazione ostaggio della burocrazia. Transenne sempre rigorosamente zincate perché possano durare in eterno. Come la capitale

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