Una mostra ricca e spettacolare è dedicata a Milano, a distanza di dieci anni dall’ultima sua rassegna qui, a Andy Warhol (1928-1987). In esposizione, negli ampi spazi della Fabbrica del Vapore, sono oltre trecento opere, per lo più uniche, presentate in tre aree tematiche e tredici sezioni. E tutto racconta di questo artista, il cui nome vero era Andry Warhola, tra i padri della Pop art, che fu insieme disegnatore pubblicitario, pittore e scultore, cineasta, fotografo e persino produttore di gruppi musicali,
Nato a Pittsburgh, il 6 agosto del 1928, da emigrati cecoslovacchi, divenne “il Raffello di massa della società americana”, come lo definisce il critico Bonito Oliva, curatore della mostra con il collezionista Edoardo Falcioni, a sua volta appassionato conoscitore dell’opera warholiana.
Spiega Achille Bonito Oliva come “…Andy ha saputo dare superficie ad ogni profondità dell’immagine rendendola in tal modo immediatamente fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano. Così la pubblicità della forma crea l’epifania, cioè l’apparizione dell’immagine. “
In mostra è un’intera vita di lavoro, ricerca d’arte, e di successo che trova testimonianza nelle opere più note (da Gold Marilyn Monroe, a Flowers, The Last Supper, Campbell’s soup Cans e altre) e negli oggetti esposti, momento per momento, tappa per tappa. Si va dagli anni Cinquanta, allorché il neolaureato Warhol vive della sua attività di illustratore commerciale, agli anni Sessanta, quando, già celebre per le collaborazioni alle riviste Vogue e Glamour, è attento e formidabile testimone di un consumismo ormai esasperato. Nel successivo ventennio approda al sacro, attraverso la sua arte.
Figlio povero di un’America minore, in lotta da subito con ristrettezze e povertà -è celebre l’episodio di uno scarafaggio che fuoriesce da una sua cartella di disegni mentre si presenta, per farsi conoscere, a una nota rivista- Andy diverrà nel tempo l’artista destinato a raccontare facce e vita di una internazionalità politica, culturale e di costume destinata a imprimersi, attraverso la necessaria replica della sua narrazione artistica -basata sulla Serialità- nella memoria storica collettiva. Nella celebratissima Factory, lo spazio creativo in cui, ormai noto, vive e opera a New York, si incontrano personalità e talenti come Bob Dylan e David Bowie, nascono amicizie di una vita o dissidi insormontabili, e si lavora intanto a mille progetti, siano opere seriali, dischi o film, partendo proprio da quei suoi disegni. Che non hanno mai smesso di essere riprodotti, ancora oggi, su ogni oggetto che si appresti ad accoglierli, camicie, zaini, copertine di dischi o libri, tessuti per abiti. E tanto altro cui la fantasia di Warhol e dei suoi geniali collaboratori poteva allargarsi. Come le sculture in legno Brillo Box, identiche alle scatole in cartone delle pagliette vendute nei supermercati, esposte alla Stable Gallery di New York, nella mostra personale del ‘64. Che gli spalancarono definitivamente le porte dell’arte.
Il viso di Marilyn Monroe e quello di Mao Tse Tung, di Liz Taylor, o di Grace Kelly, i più raccontati da lui, s’affiancarono nel tempo alle fisionomie, replicate in serie, anche dei signori della moda Giorgio Armani e Valentino. E alle immagini pubblicitarie più famose, dedicate alla Coca Cola e alle zuppe Campbell’s, fu concessa la stessa celebrità che si riserva alle opere migliori, attraverso una speciale tecnica di serializzazione ottenuta con l’ausilio di un impianto serigrafico, dove si muovono grosse tele pronte alla stampa ripetuta dello stesso soggetto.
Le opere in mostra sono peraltro tutte uniche, si tratti di tele, serigrafie su seta cotone e carta, o disegni. Ma ci sono anche fotografie, dischi originali e T-shirt accanto a oggetti curiosi e rari. Spiccano il computer Commodore Amiga 2000 con le illustrazioni digitali e la Bmw Art Car dipinta dall’artista stesso, accanto al video che lo mostra intento alla pittura dell’auto.
Molto interessanti infine nel percorso espositivo anche la ricostruzione esatta della Factory originale e la parte multimediale, dedicata alla proiezione dei film, da vedere con occhiali tridimensionali.
Il frutto della libera fantasia di Andy Wharol è ancora tra noi.
Andy Warhol La pubblicità della forma Fino al 26 marzo 2023 Fabbrica del Vapore, via Procaccini, 4 Milano Feriali 9,30/19,30 Sabato e festivi 9.30 /20.30
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