Marcia il recupero dell’ex Caserma Garibaldi. Per fortuna non sul posto come talvolta accadeva ai soldati durante gli addestramenti nell’ampia corte interna. A poco più di due anni dalla presentazione del progetto esecutivo di recupero (25 giugno 2020) del nuovo Polo culturale di Varese, alcuni interventi importanti sono stati fatti, come il consolidamento emergenziale della facciata su via Spinelli e tanti ne restano ancora da fare. Lo hanno certificato il convegno e le ambitissime visite guidate di 120 cittadini al cantiere lo scorso fine settimana. Promossi da Palazzo Estense. Per capire a grandi linee come saranno distribuiti i nuovi spazi bisogna affidarsi all’accogliente direttrice dei lavori, l’architetta Paola Bassani che ormai è di casa nell’ex complesso militare.
Una sua video spiegazione gira in internet da qualche settimana. Vediamo. Al piano terra si aprirà su piazza Repubblica che ingloberà, cancellandola, via Spinelli, un grande bar-emeroteca da cui si potrà accedere direttamente al “giardino dei libri” superando il porticato originario che fungerà da diaframma con la rinata piazza del mercato. Verso via San Michele sorgerà uno spazio per i bambini più piccoli con la relativa ludoteca. All’interno della “manica nobile”, quella su via Magenta, troveranno ospitalità le sale studio destinate agli studenti dell’Università dell’Insubria. Altri spazi, sempre su via San Michele, saranno disponibili per bambini, ragazzini e adolescenti; con la grande novità di un’area fumetti. Dalla parte opposta su via Magenta via libera ai giochi da tavolo, a quelli per famiglia e naturalmente all’infinita gamma di quelli elettronici. Il secondo piano sarà invece la destinazione di tutti i fondi storici che verranno affidati al nuovo Polo culturale cittadino accanto a sale riservate all’attività della Biblioteca.
Nella parte storica dell’edificio, con vista su via Pavesi, ogni piano disporrà di una sala di sessanta posti a disposizione delle associazioni cittadine e dell’Insubria. La nuova sede dell’Archivio del Moderno, oggi alloggiato a Mendrisio, sarà ricavata in quelle che fino al 1970 furono le camerate dei soldati di stanza a Varese. L’Archivio accoglie disegni, progetti, materiali di studio di importanti designer e architetti italiani. In una porzione di edificio nuova, su via Pavesi, ci sarà la Biblioteca vera e propria mentre al grande seminterrato interno sembrano destinati tutti i 400 mila volumi ora custoditi in via Sacco. Al loro posto arriveranno nella sede attuale i documenti dell’archivio comunale ammonticchiati in alcuni spazi dell’ex caserma dei pompieri di via XXV aprile. Come è facile immaginare siamo di fronte a un’impresa delicata, un’avventura culturale e sociale complicata e costosa.
A conti fatti gli spazi da consolidare, recuperare e riqualificare con cura sono enormi: quasi 7000 metri quadrati cui bisogna aggiungere i 2.535 metri quadrati del cortile interno comprese alcune pertinenze ormai in completa rovina e sperabilmente crollate o abbattute. Ammontano complessivamente a 37.985.000 milioni di euro le risorse messe a disposizione per il Polo varesino rispettivamente dalla Regione Lombardia (20 milioni); dal Patto per la Lombardia a firma Bobo Maroni (9 milioni 425 mila); dal Comune di Varese (8 milioni 560 mila). Neppure un euro è arrivato da Roma. Durante il convegno di venerdì scorso 21 ottobre non risulta si sia parlato di quanto già è stato erogato per le opere in corso, né tanto meno di quali saranno i prossimi impegni di spesa per mandare in porto l’affascinante cantiere. Non è un dettaglio da poco per le seguenti semplici ragioni: 1. I soldi pubblici stanziati arrivano, sempre e comunque, dalle tasche dei contribuenti 2. Basteranno o, alla luce di costi non prevedibili in partenza (interventi straordinari, impennata dei prezzi delle materie prime), saranno necessari nuovi stanziamenti 3. È reale il rischio che, una volta ultimato il primo lotto di lavori (quelli su via Magenta) entro la prossima primavera, ci sia un rallentamento o addirittura uno stop al grande cantiere e che la palla alla fine possa addirittura passare alla nuova amministrazione post galimbertiana?
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