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Parole

BUIO IN SALA

MARGHERITA GIROMINI - 21/10/2022

cinemaUn amico esperto di cinema mi colpisce con una riflessione choc: ci stiamo avviando verso la lenta scomparsa della settima arte, il cinema.

Davvero dovremo assistere alla sua morte senza fare nulla? La cinefila che alberga in me non può credere che questa sia una sentenza inappellabile. Sappiamo che le sale cinematografiche non godono di buona salute: erano in forte crisi già negli anni pre-covid ma con le restrizioni della pandemia hanno ricevuto un nuovo pesante colpo.

Io ho continuato a sostenere anche materialmente il cinema: appena le sale sono state riaperte, ogni settimana mi sono avventurata nel deserto di proiezioni a cui assistevamo in pochissimi. La debacle del cinema viene attribuita in primo luogo alle piattaforme che sono cresciute a dismisura durante i lockdown: mentre eravamo costretti a casa la loro programmazione ci ha permesso di ritagliarsi qualche momento di svago.

In questi anni è profondamente cambiata la fisionomia dei fruitori di film. Molti tra loro si sono trasformati in spettatori da divano di casa. Vedere un film in casa propria è una comodità indiscussa: non si deve uscire con le spese che una città comporta, si riducono i costi del biglietto, si sceglie un film per tutti oppure ogni membro della famiglia seleziona il proprio film da vedere in solitaria.

Se durante la visione del film capita di schiacciare un sonnellino o di distrarsi al telefono basta azionare il tasto rewind e si recuperano le sequenze perse. Ci si può alzare per prepararsi un drink, si può bloccare la visione per rispondere a un WhatsApp. Se nel film ci sono scene descrittive un po’ noiose, si potrà andare avanti per proseguire con parti più coinvolgenti.

Poco a che vedere con la magia di un luogo come la sala del cinema che si riempie di un buio predisposto per far evadere lo spettatore dalla realtà quotidiana. La sala buia è stata paragonata alla caverna di Platone: prigionieri immersi nell’oscurità di una grotta vedono scorrere fuori, dove c’è la luce, scene di una vita a cui possono solo assistere, partecipando emotivamente a ciò che avviene al di là.

Soltanto il cinema al cinema è emozione, proiezione di sé, sogno. Perché, pur sapendo che davanti a sé si sta dipanando una finzione, noi riusciamo a soffrire, piangere o ridere per ciò che vediamo rappresentato: diventiamo noi stessi i personaggi del film, a loro ci sovrapponiamo in un inconscio gioco di rifiuto o di riconoscimento.

Il cinema fonda la sua storica fortuna nel fatto di essere un rito collettivo: tra noi e i nostri sconosciuti vicini di poltrona si produce un filo di empatia: anche se non li vediamo ne percepiamo i sospiri, i commenti a bassa voce, i sussulti davanti alle scene più forti.

Il cinema è un’arte giovane. Sono passati solo 125 anni dal giorno in cui i fratelli Lumière proposero il loro filmato rivoluzionario, quei 50 secondi di emozioni indescrivibili: l’irrompere nella sala delle immagini in movimento di un treno trainato da una locomotiva a vapore in una stazione ferroviaria. Il tutto sotto gli occhi spaventati e allo stesso tempo meravigliati dei presenti.

Qualche decennio fa per molti di noi l’iniziazione al cinema avveniva la domenica pomeriggio nelle sale degli oratori parrocchiali. I film venivano accolti da fischi e schiamazzi, da lanci di carte di caramelle e si concludevano con il rumoroso entusiasmo dei ragazzini presenti in folti gruppi.

Poi è arrivato il tempo dei cineforum, con la guida di un esperto e gli interventi di commento dei più coraggiosi. La condivisione è sempre stata la cifra dell’esperienza al cinema. Sarebbe bene non perdere anche questo spazio sociale.

Possiamo impegnarci di più a salvare il cinema dall’estinzione: per cominciare andiamo a ripopolare le sale cinematografiche in questo autunno ricco di film interessanti!

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