La nostra vita è sempre sospesa su un abisso incerto, facendoci fare equilibrismi sulle onde della precarietà.
Non si sa più dove appoggiarsi, sballottati da venti contrari.
Comunque il rischio maggiore di naufragare e affogare è dato dal fatto che noi siamo fissati, duri, rigidi, aridi, pesanti.
Chi è fissato sulle proprie idee e si sente superiore a tutti, sfidando anche Dio, come Pietro, si pietrifica e va a fondo.
Chi è duro, non si mette mai in discussione, giustifica se stesso, ma è pronto a rimproverare gli altri, si pietrifica e va a fondo.
Chi è rigido perché la sua prospettiva è il solo criterio di verità e ogni altra ragione è lesa maestà, si pietrifica e va a fondo.
Chi è arido e si aspetta di essere amato come vuole lui, esigendo per sé quello che lui non dà, si pietrifica e va a fondo.
Chi è pesante con pretese ossessive o con pregiudizi soffocanti, si pietrifica e va a fondo.
E chi va a fondo si salva solo se qualcuno gli dà la sua mano.
Chi si pietrifica ha bisogno di chi lo aiuti a riconoscersi Pietro, a ritrovare se stesso anche dentro l’incertezza ondivaga.
Essere fissati, duri, rigidi, aridi, pesanti è un grido soffocato, è coscienza di debolezza non accettata. Ma così si va a fondo.
Gesù arriva sul finire della notte. Lascia nel buio. Aspetta l’alba per camminare sulle burrascose onde della nostra incertezza e fragilità. Così ci tende la mano per salvare noi e i nostri sogni.
È l’incontro delle mani che salva dal naufragio. Quello stringersi e unirsi che il Covid ci ha rubato, ma facendoci accorgere di una preziosità data per scontata.
Tutti abbiamo bisogno di mani che sorreggano, che stringano, che ci accarezzino e sistemino, che facciano e ci aiutino a fare, di mani che ci rialzino, di mani che a volte ci strattonino un po’.
Tutte queste sono mani di Dio. Anche i temporali servono a farci capire chi è disposto a bagnarsi per condividere il proprio ombrello.
Succede così anche nelle sfide della vita: i dilettanti giocano per divertirsi quando fa bel tempo, i campioni giocano per vincere in mezzo alla tempesta.
Dio ci insegna a camminare sulle acque della fragilità, sulle onde incerte dei sentimenti, per renderci campioni.
La logica di Dio, infatti, non si interessa tanto della logistica del risolvere problemi o paure, ma si preoccupa di noi, per farci capire che non importa se fuori c’è il sole quando il temporale te lo porti dentro, ma soprattutto non importa se fuori c’è la tempesta più buia quando il sole te lo porti dentro.
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