È il fallimento della politica. Papa Francesco alza i toni e richiama i capi di Stato e di governo che non si prodigano abbastanza per fermare la guerra. Tutte le guerre, non solo quella in Ucraina. Guerre “preventive” dichiarate con la scusa di scongiurarne altre. Guerre “manipolate” con falsi pretesti e con prove contraffatte. Il pontefice non lo dice ma il pensiero corre al possesso mai provato di “armi di distruzione di massa” da parte di Saddam Hussein che giustificò l’intervento armato dell’Occidente in Iraq nel 2003. “La politica non deve falsare le informazioni e ingannare i popoli per raggiungere obiettivi bellici”, accusa il vescovo di Roma.
Francesco rilancia il suo duro monito per la difesa della pace nel libro “Vi chiedo in nome di Dio” a cura di Hernán Reyes Alcaide (Edizioni Piemme, 160 pagine, 16,90 euro) in libreria dal 18 ottobre di cui “La Stampa” ha fornito un’anticipazione: “Forse lo Yemen, la Libia o la Siria stanno meglio rispetto a prima dei conflitti? – si chiede polemicamente – Servono invece dialogo, negoziati, ascolto, abilità e creatività diplomatica, una politica lungimirante capace di costruire un sistema di convivenza”. Non fa nomi e cognomi ma è come se lo facesse: “Tanti rivendicano le loro radici cristiane ma poi fomentano conflitti bellici per tutelare interessi di parte”.
Autorità locali, nazionali e mondiali al di qua e al di là dell’oceano, tutti coloro che hanno nelle loro mani la facoltà di decidere sono chiamati a rispondere al tribunale etico-morale. Nessuno può chiamarsi fuori. E mette sotto accusa il commercio internazionale di armi, la scandalosa spesa mondiale per gli arsenali militari e il respingimento dei migranti. Il papa lo dice con parole sferzanti: “È tanto più immorale che Paesi cosiddetti sviluppati a volte sbarrino le porte alle persone che fuggono dalle guerre da essi stessi promosse con la vendita delle armi. Accade anche qui in Europa”.
La sua non è più soltanto un’angosciata preghiera ai potenti del pianeta, ma uno sdegnato atto d’accusa. Chi guadagna dalla guerra? Qualcuno spera che il conflitto ucraino continui all’infinito? E chi sta incassando enormi extraprofitti? “Nel 2021, in piena pandemia, la spesa militare mondiale ha superato per la prima volta i duemila milioni di dollari – contabilizza – A fornire questi dati è un importante centro di ricerca di Stoccolma ed essi ci mostrano come per ogni 100 dollari spesi nel mondo, 2,2 siano stati destinati agli armamenti. I responsabili delle nazioni abbiano il coraggio di rimpiazzare la fabbricazione di bombe e missili con industrie che promuovano la fratellanza e lo sviluppo dei popoli”.
Francesco deplora i Paesi dove il facile accesso alle armi provoca massacri nelle scuole. Chiede di rendere più agile ed efficace, per la soluzione dei conflitti, l’assetto multilaterale del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Accusa di degrado e delegittimazione le organizzazioni internazionali e reclama riforme organiche affinché riscoprano la vocazione al servizio della famiglia umana. Riserva l’ultimo affondo alla “immorale” follia nucleare e cita Paolo VI: “Le armi, quelle terribili che la scienza vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi e diffidenze, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e lavoro e falsano la psicologia dei popoli”.
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