L’alternanza è il sale della democrazia ad ogni livello istituzionale. In Regione Lombardia dovrebbe essere perseguita con fermezza ed è realizzabile anche senza l’aperta e possibile competizione elettorale fra Attilio Fontana (o un altro leghista) e Letizia Moratti.
Tutto ciò può avvenire se il centrosinistra allestisce una coalizione ampia cercando di superare, almeno nelle Regioni, la litigiosità del 25 settembre. Compito difficile ma che questo sia possibile lo dimostrano molte città lombarde, in particolare le esperienze di Milano, riferimento imprescindibile e di Varese.
A Milano Beppe Sala ha una maggioranza che non comprende quasi solo i cinquestelle. A Varese Galimberti ne ha una che va da Italia Viva al partito di Conte. Uno sforzo per replicare questo quadro sarebbe utilissimo ma potrebbe non essere sufficiente.
Cosa voglio dire? Ritengo necessaria un’autocritica del centrosinistra di carattere culturale. Come mai le zone “bianche”, una volta Dc, sono diventate “verdi”, cioè leghiste, senza che il centrosinistra abbia saputo intercettare in misura sufficiente quei bisogni sociali, quelle aspirazioni di conservazione di valori e tradizioni che però sono compatibili con una linea progressista?
C’è stata una sottovalutazione di queste realtà che va corretta. Non è così? Poco importa se tale è la percezione popolare. In quei territori c’è l’idea che il centrosinistra abbia pensato la sua strategia quasi soltanto in termini di zone industriali, di sviluppo urbano, di start up nella moda e nella tecnologica avanzata. E i collegamenti con i corpi intermedi avrebbero seguito, secondo quel modo di sentire, la medesima strada.
Oggi il centrosinistra, ancora forte nelle città, ha l’esigenza di riconnettersi anche con le periferie urbane e sociali, con le varie categorie di lavoratori e di imprese che hanno bisogno di sostegno, con le povertà diffuse. Su questo non c’è dubbio ma bisogna battersi di più, ad esempio, anche per la difesa della cosiddetta “agricoltura povera”, della “bassa montagna”, del verde vallivo esteso e ricco di formidabili asset ambientali, del turismo di prossimità.
Il centrosinistra parla di primarie per la scelta del candidato presidente. Idea che non ho mai abbandonato. Dopo qualche riflessione mi sono convinto delle primarie itineranti in settimane diverse nei diversi territori per cercare di coprire un’assenza che si sente. Poi servirà un lavoro continuo, impegnativo e profondo.
In questo quadro è indispensabile la scelta dei candidati al Consiglio regionale che siano davvero espressione delle comunità locali e non delle segreterie di partiti.
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