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Pensare il Futuro

BOLSONARISMO

MARIO AGOSTINELLI - 14/10/2022

brasileNelle prime ore della notte del 2 ottobre 2022 i risultati delle elezioni presidenziali in Brasile hanno mostrato un paese molto diverso da quello che sembrava emergere durante la campagna elettorale. Con 48,17% di voti a Lula e 43,42% a Bolsonaro, l’imprevisto consenso al bolsonarismo emerge con forza. Doveva essere la grande festa del ritorno di Lula, “sem medo de ser feliz”, e si scopre invece, con molta paura di vedersi sfuggire quella felicità. Il bolsonarismo è stato sottostimato, è vivo e vegeto, malgrado tutto ciò a cui ha assistito l’elettorato in questi quattro anni.

Nell’entourage di Lula, tuttavia, non c’è spazio per il pessimismo. «Bolsonaro ha perso oggi e perderà il 30 ottobre», ha dichiarato per esempio il presidente della Centrale unica dei lavoratori Sérgio Nobre.

Occorre in ogni caso considerare che il presidente uscente ha destinato quest’anno 8 miliardi di dollari (44 miliardi di reais) di fondi pubblici ai suoi deputati (il cosiddetto bilancio segreto), i quali li hanno distribuiti ai sindaci affinché potessero finanziare la loro campagna elettorale nei municipi. Questi voti si devono al controllo da parte della destra dei governi statali e degli apparati elettorali, con il solo obiettivo di cercare di impedire il ritorno di Lula.

La seconda e più clamorosa vittoria è arrivata sia nella formazione di quello che sarà dal 2023 in poi il Congresso, sia nei governi provinciali. Bolsonaro ha sorpreso per come ha ottenuto risultati particolarmente positivi in tutto il Paese. Ad eccezione del povero Nordest, da cui Lula è emerso per sedurre e conquistare l’intero Paese, Bolsonaro ha vinto in quasi tutte le altre regioni. La verità è che in tutta la mappa brasiliana si è assistito alla crescita furiosa o alla conferma di una base ampia e apparentemente solida che oscilla tra la destra e l’ultradestra.

Esiste purtroppo – e non solo in Brasile – un mondo invisibile organizzato ideologicamente e operativamente che indirizza grandi masse attraverso strumenti e comunicazione che non si vedono in chiaro. Spiegazioni semplici e semplicistiche non servono. Al momento nella sinistra brasiliana e latinoamericana domina una preoccupazione che toglie il fiato nel trovarsi di fronte ad una parte rilevante del Paese nel Paese, che apprezza e sceglie la postura violenta, razzista, antistituzionale e antisociale. Si aprono settimane irte di difficoltà e pericoli il cui esito è incerto.

Ma – a dire degli amici conosciuti in Brasile, la possibilità che al secondo turno Lula da Silva riesca a sconfiggere Bolsonaro e a tornare alla presidenza del grande paese latino-americano è ancora piuttosto alta: questo ripetono i leader dei movimenti popolari, contadini e della Chiesa progressista, che si stanno rimboccando le maniche per portarci a fine mese la buona notizia dell’ex operaio di San Paolo che torna a guidare la lotta per la giustizia climatica e sociale, governando a Brasilia, ma guardando innanzitutto ai diritti costituzionali, a cominciare dalle favelas, dalla lotta alla fame e dall’Amazzonia.

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