Al dunque. Secondo voi chi bisogna convincere a smetterla di far la guerra e sedersi al tavolo per la pace? L’Ucraina, l’Europa, gli Stati Uniti, il peccaminoso, inquietante, aggressivo Occidente; o invece i russi, gli attentatori di Kiev, l’autocrate-despota Putin e la sua ombra cattolico-ortodossa Kyrill, il mondo responsabile d’aver innescato la scelleratezza mortifera che dal febbraio scorso ogni giorno vediamo?
Se va rivolto un appello a deporre le armi, i destinatari non sono qui tra di noi, su questo versante del mondo, pur consapevole delle sue fallacie. Sono sull’altro versante, chiamato del bellicismo post-zarista, che si annette territori altrui a colpi di referendum obligé e minacce nucleari. Perciò richiami, preghiere, suppliche, geremiadi e infine le manifestazioni di piazza vanno inscenate nei confronti d’una parte. Non di tutt’e due, perseguendo un pacifismo peloso e tartufesco, obliquo e antistorico.
La protesta popolare che chiede l’altolà al conflitto, dovrebbe/deve indirizzarsi al Cremlino e alle sue corrispondenze (ambasciate) in giro per il pianeta, Roma in primis, invece che ad altri palazzi del potere geograficamente sparsi. Senza l’aiuto delle armi che l’Europa, gli Stati Uniti, il peccaminoso, inquietante, aggressivo Occidente han mandato e continuano a mandare a Zelensky, l’Ucraina sarebbe diventata terra d’una brutale conquista, di trattative non si parlerebbe, meno che mai della pace, se non di quella eterna per le migliaia di vittime. A seguire, effetti devastanti e non effimeri ben oltre il perimetro delle steppe attorno al Don.
Perciò mobilitarsi va bene. Ma mobilitarsi con l’ipocrisia nello zainetto, no. Bisogna essere realisti, chiari, intellettualmente onesti. Distinguere tra chi si batte per la libertà sua e di altri e chi s’adopera per il contrario. Non è difficile: basta capire dove sta il bene e dove il male. Una ricerca -al netto di sfumature/contraddizioni evidenti e confessate da democrazie orgogliose di non essere democrature- così semplice che ci arriva chiunque non sia ideologicamente velato o pregiudizialmente ostile.
Perciò ci aspettiamo che le prossime discese in campo della società civile, delle rappresentanze politiche, delle comunità religiose, di tizio caio sempronio, diano dimostrazione d’aver compreso differenze non sottili. E invece talmente grosse che ignorarle accenderebbe pensosi/penosi sospetti sulla flat pax. La pace così piatta da risultare schiacciata su un equivoco, ambiguo, doppio, sleale, farisaico, insidioso equilibrismo.
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