Niente più mi somiglia, nulla più mi consola, di questa aria che odora di misto, di questo vecchio sole ottobrino che splende sulle vigne saccheggiata. Chissà se qualcuno legge ancora Vincenzo Cardarelli. Tutto sommato è una domanda di poco conto. Forse è più utile chiedersi se e in quanti si riconoscono nella sconsolata affermazione: più nulla consola.
Chi legge i giornali (sempre meno persone) o guarda con disperata curiosità le notizie televisive, tralasciando la grande piazza mediatica dei social, difficilmente trova occasione per consolarsi.
Anzi è portato al pessimismo più cupo perché fa fatica a trovare notizie positive. Che i tempi siano difficili e angoscianti è innegabile: dal caro bolletta agli aumenti in generale, di cui – dicono i dati – almeno il 40 per cento sono causati da manovre speculative, dalle libertà negate alle donne iraniane e non solo, alle tante morti ingiuste, la rinnovata paura del nucleare.
E che dire delle tante illusioni o imbrogli legittimati? Un esempio per tutti il greenwashing, cioè un ecologismo di facciata messo in campo da alcune aziende. II termine coniato nell’ormai lontano 1986 da Jay Westerveld, una strategia di marketing con la quale le aziende promuovono le proprie iniziative e i propri prodotti come eco-sostenibili, quando in realtà non lo sono affatto. L’inquietante elenco delle notizie disorientanti e negative è, insomma, infinito e rabbia e frustrazione. Ma come reagire?
Se al dolore individuale ci sono possibili vie d’uscita, a questa angoscia collettiva che cosa opporre? Come spesso accade ognuno si arrangia come può: politica dello struzzo, speranza miracolosa, egoistica indifferenza, un laico “carpe diem”. Non mancano coraggiosi esempi di solidarietà e impegno contro questa impalpabile nube tossica che inquina – spesso- menti e cuori.
Non possiamo rinunciare a sapere quello che succede, per quanto terribile sia, e non possiamo accontentarci di quanto propone un giornaletto per bambini che afferma che è doveroso ricevere (ma anche dare) almeno una notizia buona alla settimana. Nel 2001 venne ideata la prima testata di notizie positive, buonenotizie.it.
Non si sa quanto seguito abbia in questo periodo. Ma di recente non ha vita facile… eppure si impegna. Ha pubblicato – a proposito dell’Iran- un articolo circa la voglia di democrazia che passa dalle donne. Un messaggio che va oltre la drammaticità. Sicuramente gli scettici e gli sfiduciati lo hanno letto poco convinti. Ma proprio loro dovrebbero leggere un editoriale di Silvio Malvolti (è vero che è di settembre ma il messaggio che lancia non ha scadenza). È intitolato : Abracadabra. La profezia quotidiana che sentiamo ogni giorno e afferma che Creo quello che dico”. I fatti restano fatti ma il linguaggio usato può cambiare il modo di farli vivere. Consolazione? Certamente magra consolazione ma da non rifiutare. Come può aiutare (non risolvere ma solo aiutare a capire il fluire del tempo che trascina il brutto e il bello) il ricordare alcuni anniversari importanti di ottobre. Si dirà: una facile e consolatoria fuga dal presente. Legittima obiezione ma a volte anche il placebo in medicina aiuta.
Qualche ricordo positivo dal passato? In ottobre, precisamente l’8 ottobre 1958 a Stoccolma fu impiantato il primo pacemaker e il 10 ottobre 1905 Camillo Golgi fu il primo italiano a ottenere il premio Nobel per la medicina. Gli sfiduciati sono già pronti a ricordare che ottobre ci fu anche la tragedia del Vajont… la storia ci deve abituare alla complessità. e questo ci dovrebbe assomigliare.
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