Forse perché unico statista al mondo senza i vincoli del potere temporale, papa Francesco continua a tuonare contro la guerra e a invocare la pace. Riconosce i torti imperialistici della Russia e i diritti sanguinosamente calpestati dell’Ucraina, ma ammonisce a cercare qualunque impervio sentiero per scongiurare il pericolo atomico. E dopo l’annessione-farsa di quattro regioni ucraine alla Russia, chiede a Zelensky di fare il primo passo: “Il mio appello si rivolge al presidente della Federazione russa supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, la spirale di violenza e morte… e dirigo un fiducioso appello al presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace”.
La difesa della pace non è solo l’idea fissa del papa. È un principio enunciato dal Concilio Vaticano II (1962-1965) nel capitolo V, seconda parte, della costituzione Gaudium et Spes. Vale la pena ricordarne qualche brano: “La pace non è mai raggiunta una volta per tutte – scrivono i padri conciliari a proposito della Chiesa nel mondo contemporaneo – ma esige da ognuno il costante dominio delle passioni. Davanti a questo stato di degradazione dell’umanità, il Concilio richiama il valore immutabile del diritto naturale delle genti e dei suoi principi universali. Le azioni che deliberatamente si oppongono a quei principi e gli ordini che comandano tali azioni sono crimini”.
Ma c’è guerra e guerra. L’assise dei patriarchi, cardinali, vescovi e capi degli Ordini religiosi ammette che “la guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintanto che esisterà il pericolo e non ci sarà un’autorità internazionale competente munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa”. Infatti “una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, altra cosa è voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. La potenza delle armi non rende legittimo ogni suo uso militare o politico”. Una ferma condanna preventiva, quasi 60 prima, delle mire espansionistiche di Putin.
Europa, Cina, Russia, America e resto del mondo: oggi come ieri ci sono tanti interessi in campo. E il Vaticano II indica la strada da seguire per preservare la pace. La Gaudium et Spes invita ad “instaurare un vero ordine economico mondiale” rinunciando “ai benefici esagerati, alle ambizioni nazionali, alla bramosia di dominazione politica, ai calcoli di natura militaristica e alle manovre tendenti a propagare e imporre le ideologie. Vari sono i sistemi economici e sociali proposti. È desiderabile che gli esperti possano trovare in essi un fondamento comune per un sano commercio mondiale. Ciò sarà più facile se ciascuno, rinunciando ai propri pregiudizi, si dispone di buon grado a condurre un sincero dialogo”.
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