Il dibattito sulla tassazione degli extraprofitti sul gas anche in tempo di guerra, in questa strana e affrettata campagna elettorale tutta concentrata sulle persone anziché sui contenuti, merita di essere raccontata.
Eni compra a poco dai russi e rivende a prezzi da 10 a 15 volte più alti agli italiani con la protezione e l’avallo del governo. La colpa degli aumenti viene addebitata a Putin. Gli extra profitti in forma di dividendi vengono distribuiti agli azionisti tra cui i grandi fondi di investimento.
Che io sappia il primo a parlarne è stato Carlo Cottarelli in un intervento sulla Stampa dello scorso 14 marzo, chiamando in causa il governo che ha fatto orecchie da mercante… Il caro bollette secondo Cottarelli è dovuto alle speculazioni sul prezzo del gas indicizzato a quello che si commercializza finanziariamente presso la borsa di Amsterdam. Cottarelli aveva già chiamato in causa il governo che si è guardato bene dall’intervenire.
Salvatore Carollo (ex dirigente Eni), intervistato nel corso di una trasmissione televisiva (Non è l’arena), andata in onda ad aprile scorso, alla domanda del giornalista sul rapporto tra guerra in Ucraina e prezzo del gas rispondeva: fondamentalmente nessun rapporto con la guerra perché non c’è stato un solo metro cubo di gas che è mancato. La stessa quantità allo stesso prezzo.
L’unico luogo dove il prezzo è cambiato (attualmente si registra un aumento di più di 15 volte) è stato alla borsa di Amsterdam, che però abbiamo deciso noi di usare come riferimento per la vendita di gas al consumatore italiano, una scelta politica che noi abbiamo fatto.
Chiede l’intervistatore se ENI, ENEL, EDISON, ecc. comprino a 100 per poi rivendere a 500. Carollo conferma che è quel che succede affermando che i numeri esatti andrebbero verificati aggiungendo che dovrebbe essere lo Stato italiano a chiedere trasparenza su questi numeri ma lo Stato non lo fa. Cingolani ha detto che non è riuscito ad avere questi numeri (prezzo di acquisto e di rivendita). Lo Stato dovrebbe dire: visto che è una mia scelta politica e sono io che decido il prezzo allora lo cambio, allora chiedo la trasparenza alle aziende che importano gas altrimenti gli tolgo la concessione.
Continua Carollo affermando che il Gas liquefatto statunitense è di proprietà delle compagnie private petrolifere americane. Esso costa più caro ed in più dobbiamo competere con gli altri Paesi offrendo un prezzo più alto per aggiudicarcelo. È questa la realtà del mercato. E continua denunciando: «Abbiamo riserve di gas nazionale che non utilizziamo perché abbiamo dato priorità alle importazioni». I contratti take or pay (se non prendi paghi lo stesso) stabiliti con la Russia servivano a garantire al produttore il recupero degli investimenti necessari alla costruzione del gasdotto. Se si volesse interrompere prima della scadenza la fornitura, devi pagare lo stesso. Alla fine il risultato sarebbe che noi prendiamo gas alternativo (leggi gas liquefatto) pagandolo molto di più e in più dovremo pagare quell’altro.
Quindi tornando alla bolletta questo sarebbe uno scenario comunque disastroso per l’economia del Paese. Perché non si va a fondo di questo pasticcio che crea allarme a tutti i cittadini, che magari andranno al voto senza sapere abbastanza cosa li aspetta?
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