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Cultura

SCRUTATORI VOTANTI

RENATA BALLERIO - 16/09/2022

calvinoE’ tutto chiaro ormai, le parole dei libri, diventate tutte vere… Anche se l’incipit di questa poesia di Franco Fortini ci può sembrare non completamente realistico, dobbiamo ammettere che le parole di molti libri possono non solo essere vere, ma addirittura anticipatrici della realtà.

Per questo vale la pena leggere e rileggere Italo Calvino di cui l’anno prossimo si ricorderà il centenario della nascita. Per la cronaca tale anniversario sarà come un ideale passaggio di testimone con le celebrazioni in corso quest’anno per i cinquant’anni dalla morte di Dino Buzzati. Due autori diversi, due modi di guardare in faccia la realtà anche nelle loro opere più visionarie.

Insomma la forza delle verità nel fantastico. Riflettere su questo ci porterebbe lontano. Limitiamoci a Calvino. Lo scrittore, già negli anni Settanta, avena intuito le contraddizioni della globalizzazione e si mostrava sensibile alle istanze ambientaliste. Tale giudizio si può leggere non in una critica letteraria ma sul sito eicomenergia.it e fa riferimento a quel bellissimo testo intitolato Le città invisibili. Fu pubblicato nel 1972 e dopo cinquant’anni molte parole sono diventate vere, offrendo validi e attualissimi spunti di riflessione: rifiuti accumulati nelle città, Anastasia (tutte le città del romanzo hanno nomi di donne) vittima di un capitalismo sfrenato, di cui i suoi abitanti sono schiavi. Intelligenti pauca, avrebbero detto i latini.

La letteratura ha spesso il coraggio di vedere la realtà e di avere una vitale lungimiranza. Lanci la prima pietra chi, anche per un attimo, non ha pensato a confrontarla con la politica. Ma è molto meglio farci domande, magari leggendo quel romanzo, o racconto breve, che lo stesso Calvino definì un romanzo di domande. La giornata d’uno scrutatore, in cui si intrecciano con lucidissima efficacia tre nuclei tematici: la politica, la morale e l’amore, fu considerato specchio dell’incertezza dei tempi.

La pubblicazione risale al 1963 ma senza fatica possiamo fare nostro non solo quel giudizio ma anche quei temi. Il protagonista del romanzo, romanzo-saggio per molti critici, si chiama non a caso Amerigo Ormea. Amerigo come il navigatore Vespucci e Ormea anagramma di amore, necessario alla comprensione del mondo. Cognome e nome di uno scrutatore ad un seggio del Cottolengo di Torino che inizia la sua giornata da scrutatore comunista con un bagaglio di certezze e la termina con mille dubbi, perplessità e con una riflessione che – come ha scritto qualche critico – non risolve nulla ma lascia in sospeso tutti i timori e le incertezze dell’uomo. Le incertezze dell’uomo Ormea, alias Italo Calvino, e le nostre delle quali abbiamo paura cercando, troppo spesso, facili o illusorie certezze.

Insomma gli scrutatori siamo tutti noi che non dovremmo mai rinunciare a navigare come Amerigo nella nostra interiorità di fronte ai mali (e non solo ai malati e agli emarginati del Cottolengo). Forse sarebbe meglio chiamare la nostra interiorità coscienza e non rinunciare ad educarla come con forza ha ricordato anche in una recente serata a Gazzada (chi vuole può sentirla sul canale di you tube di Rmf) don Virginio Colmegna.

In questo settembre 2022 vale davvero la pena rileggere le pagine di Calvino e non pensare che racconti una esperienza di tanti anni fa in cui quello scrutatore era giustamente dubbioso della legge-truffa del 1953 e che non ci sono più i grandi partiti, come il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana votata dalle suore di quel seggio elettorale al Cottolengo… La storia siamo noi e le parole scritte nei libri possono diventare vere.

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