A distanza di poco meno di tre anni dall’inizio della pandemia, la situazione epidemiologica e l’impatto clinico dell’infezione da SARS-CoV2 permette finalmente un ritorno alla normalità nel vivere quotidiano, in particolare nell’ambito scolastico, molto penalizzato in questi anni. Grazie ai vaccini e alle terapie precoci, questa infezione fa un po’ meno paura. Ma è bene ricordare che il virus SARS-CoV2, seppure con ridotta capacità di dare forme gravi, continua a circolare e ad essere potenzialmente pericoloso per i soggetti non vaccinati e per i pazienti fragili, con patologie croniche, immunodepressi, grandi anziani. I pazienti che vengono definiti “fragili” hanno una ridotta riserva funzionale e una ridotta resistenza agli stress e quindi se contagiati tendono all’aggravamento, allo sviluppo di maggiori complicanze e allo scompenso multiorgano e questo avviene non solo per il virus pandemico, ma anche per altre infezioni come l’influenza stagionale.
Sarà pertanto necessario non abbassare la guardia e fare tesoro di quanto abbiamo imparato in questi difficili anni.
In primo luogo, dobbiamo continuare a proteggere i pazienti più fragili: il vaccino bivalente che è attivo anche contro le varianti Omicron deve essere destinato in primo luogo proprio a questa fascia di popolazioni per garantire la miglior protezione in vista dell’autunno che potrebbe portare un aumento dei casi. Inoltre, ognuno di noi dovrà essere “responsabile” nei confronti di chi gli sta accanto: se si hanno sintomi, come la febbre o la tosse, è bene che si utilizzino i metodi di protezione che abbiamo imparato ad usare, come il distanziamento, l’uso delle mascherine e il lavaggio delle mani, in particolare se si entra in contatto con persone fragili.
Altro insegnamento che non dobbiamo dimenticare è l’importanza di fare squadra tra le varie istituzioni: l’organizzazione sanitaria nel suo insieme non deve dimenticarsi del rischio correlato allo sviluppo di infezioni e deve proseguire nel migliorare l’organizzazione sia degli Ospedali che dei servizi territoriali, che devono essere rafforzati ed integrati con quelli ospedalieri. A tal fine sarà importante la realizzazione dei nuovi servizi previsti dal PNRR, in particolare delle Case di Comunità, ma anche il lavoro di gruppo da parte dei Medici di Medicina Generale, la valorizzazione delle Farmacie come servizi sanitari di prossimità, l’apporto di nuove figure professionali come gli Infermieri di Famiglia e Comunità, il contributo fondamentale delle RSA.
Attualmente la maggior parte dei pazienti ricoverati nelle aree COVID sono pazienti con altre patologie ma con una infezione asintomatica o paucisintomatica (tampone positivo). A questi pazienti, oltre alle terapie precoci per l’infezione quando indicate, va garantito il percorso diagnostico e terapeutico per la patologia che è stata causa dell’accesso in Ospedale, garantendo nello stesso tempo, per quanto possibile, percorsi dedicati che evitino il contagio intraospedaliero. Questo comporta un grande sforzo organizzativo da parte delle Aziende Ospedaliere che dovranno, oltre a potenziare tutte le attività cliniche e chirurgiche penalizzate dalla pandemia, mantenere percorsi dedicati ai pazienti con infezione da SARS-CoV-2. Questa attenzione al paziente nel suo complesso è stata messa in atto fin dall’inizio della pandemia nell’HUB COVID dell’ASST Sette Laghi che è stata una fucina di esperienza di lavoro multidisciplinare tra diversi professionisti.
Guardiamo a questo autunno con la consapevolezza che non possiamo abbassare la guardia, ma nello stesso tempo che il ritorno ad una vita di comunità senza troppe barriere è fondamentale per l’incontro con l’altro e la piena realizzazione di ogni persona, ma soprattutto per la crescita dei nostri ragazzi.
You must be logged in to post a comment Login