In questi due mesi di campagna elettorale abbiamo assistito a tutto: fedifraghi che lanciavano promesse sapendo di non poterle mantenere, omuncoli abituati a ubbidire ai loro capibastone passati da un partito all’altro, sovranisti e populisti che improvvisamente si sono convertiti all’europeismo, rappresentanti del più bieco trasformismo che negano oggi il contrario di quanto affermavano ieri, un multimiliardario che propone un’aliquota fiscale uguale per tutti. Mescolando irresponsabilità, insipienza e friabilità, gran parte dei nostri politici dimostrano di non possedere le tre doti che deve avere un politico: la coscienza limpida, la competenza profonda, la coerenza allineata tra pensiero e gesto. Sono le abilità che possiede Draghi, oltre a quella dimostrata di essere capace di lavorare in squadra, di gestire la complessità e soprattutto di essere un autorevole punto di riferimento internazionale ed europeo.
Ed ora alcuni partiti, compreso quelli che hanno sfiduciato Draghi, lo invocano come taumaturgo di tutti i mali italici, compresi quelli di cui sono stati i primi artefici.
La coalizione di destra sovranista e conservatrice si presenta come un blocco granitico, ma in realtà diviso: Meloni è per le sanzioni contro la Russia, Salvini è contro; Meloni è per recare soccorso militare all’Ucraina, Salvini è contrario; Salvini è per la flat tax, Meloni è contraria. In mezzo, Berlusconi benedice tutti, purché venga eletto al Senato, magari pronto a recare soccorso alla parte avversa pur di avere i riflettori accesi su di sé. Il centro della destra è rappresentato da 19 “gruppuscoli” (si possono chiamare tali?), tra cui “Noi moderati” (con Cesa, Lupi, Toti).
Il centro-sinistra si dice progressista e riformista, ma c’è chi lo incrimina di essersi spostato troppo al centro e, al contrario, chi lo criminalizza per essere divenuto estremista, alleandosi con i Verdi (essere ecologista è di sinistra o di destra?) e con +Europa, sostenuto da “Impegno Civico” (Di Maio e Tabacci).
Il terzo incomodo, formato da Azione (Calenda e Renzi, con le transfughe Gelmini e Carfagna), si presenta come prassi senza dottrina o come dottrina in cerca di prassi e pretende di andare al di là della destra e della sinistra, come pure il nuovo M5S.
Più volte in questi giorni mi domando se sono i partiti a frantumare la rappresentanza o è la frantumazione della società, a causa dello sviluppo della complessità o per il congenito individualismo degli italiani, a vincerla su ogni buona intenzione. Una cosa è certa: quando un partito o una coalizione si regge su mere pretese di potere, il rapporto tra gli aderenti diventa tendenzialmente di natura clientelare, funzionale ai disegni dei capi. Sembra che tutti i partiti vogliano “incipriarsi” senza prendersi il disturbo di pensare.
In campagna elettorale ho sentito esporre più promesse che programmi: le prime possono essere non mantenute adducendo pretesti, le seconde devono essere mantenute se accompagnate da un piano ben preciso in cui si espongono finalità, priorità, tempi e si annotano spese e le risorse a cui attingere. Pochi hanno chiaramente dichiarato che tra crisi energetica, debito pubblico, inflazione galoppante qualsiasi governo dovrà trovare nuove risorse eliminando spese superflue o aumentando le tasse.
I cittadini pensanti non vogliono che i tatticismi uccidano la democrazia, ma che la politica interpreti le esigenze fondamentali di lavoro, di cultura e di cura delle persone. Non basterà vincere le elezioni, ma occorrerà sviluppare un programma per combattere la povertà, ma anche l’ignoranza e il fanatismo, come pure passare dall’assistenza alla giustizia. Le difficoltà si possono superare se con coraggiosa serietà la politica saprà interpretare quello che gli italiani hanno votato.
Il mondo globalizzato non c’è più. Papa Francesco ribadisce che stiamo vivendo la terza guerra mondiale. A tutti spetta un grande impegno: essere più sobri nelle parole e nei quotidiani atteggiamenti di vita, nella smania dei divertimenti, nel saziarci nei ristoranti raffinati, nella bramosia di possedere. E’ l’unico antidoto contro i sacrifici che dovremmo sostenere. Tutti assieme.
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