Ci sarà un futuro, magari lontano, in cui le posizioni partigiane (nel senso di parte) come spesso accade si sfumeranno, con il loro alone deformante, tipico dell’hic et nunc, che lascerà posto a valutazioni più oggettive. In quel futuro le amministrazioni guidate da Davide Galimberti verranno ricordate per il concreto tentativo di far cambiare passo alla bella addormentata varesina: gli sforzi compiuti per rompere il muro dell’immobilismo e delle giustificazioni, e quelli per dare una visione nuova alla città, lo meriterebbero.
In quello stesso futuro, però, gli anni dell’avvocato-sindaco saranno probabilmente rammentati da qualcuno anche per una sinistra e poco conveniente tendenza ad affogare, talvolta, in un bicchier d’acqua. Bicchiere in cui sono annegate e ancora annegano, le “piccole cose”: mentre i grandi progetti, le “rivoluzioni”, le questioni annose marciano che è una meraviglia verso compimenti e risoluzioni, esse paiono diventare semi-inestricabili.
È accaduto con le buche nelle strade, sta accadendo con i rifiuti. Sono più importanti di un palaghiaccio nuovo, della riqualificazione di un intero quartiere, di una scuola che diventa modello in tutta Italia per le sue modalità di approvvigionamento energetico e di tante risorse ben trovate (e sai che importa da dove arrivino…) e ben distribuite? No. Ma attenzione: fanno parte della quotidianità dei cittadini, afferiscono alle loro più immediate esigenze e quindi “parlano” anche alla loro pancia, lasciando tra l’altro all’opposizione politica terreno fertile per fare il proprio “lavoro”. Non, non sembra conveniente…
Com’è noto a tutti, il servizio di igiene urbana ha cambiato da qualche mese gestore a Varese. Titolare ne è la Sangalli di Monza, impresa seria, ramificata (i suoi servizi vanno a beneficio di quasi 2 milioni di persone) e moderna. Con un’inevitabile pecca: non conosce ancora la Città Giardino, i suoi meandri, le sue abitudini, i suoi “segreti”.
Essa ha recato con sé la sfida a nuovi obiettivi di raccolta differenziata, oltre a novità meritorie (un sito vademecum e il centro ambientale mobile, per citarne due) e una buona volontà soprattutto sul fronte del lavaggio strade. Ma ha anche, insieme al Comune, introdotto un regolamento che ha modificato orari e modalità del ritiro del pattume in tutte le sue articolazioni.
Da qui sono nati gli inghippi e la questione incide su quanto di più prezioso esista nelle sembianze di una città, soprattutto nel cuore della stessa: il decoro. Le intenzioni erano buone – plastica e carta raccolte ogni settimana, raccolta settimanale del vetro per le utenze non domestiche, raccolta porta a porta domenica dell’umido per le utenze commerciali – ma gli orari cambiati e forse un po’ sballati (il giro dei netturbini inizia più tardi) e la scarsa conoscenza di vie, viuzze e strade stanno ancora creando caos e disservizi.
Soprattutto in centro: in questi mesi le lamentele di negozianti e utenti si sono sovrapposte. Non è solo una questione di mancati ritiri, che capitano: il punto è che in talune ore del giorno (e non della notte) i sacchi fanno brutta mostra di sé lungo i muri degli esercizi commerciali, in piena zona “passeggio”, dando di Varese una temporanea ma autentica immagine di disordine. Proprio dove non dovrebbe esserci.
La prima giustificazione è stata dare una quantità di colpa anche agli utenti: “Sbagliano gli orari di esposizione” è stato fatto notare (e da qualche giorno, concluso il periodo sperimentale, sono scattate anche le multe, quando accade…)
Ci sta, ma non può essere solo questo: qualcosa da migliorare o cambiare anche “dall’altra parte” esiste. Il Comune ne è consapevole? Non ne dubitiamo, ma accetti un consiglio: parlare serve sempre, molto più del silenzio.
You must be logged in to post a comment Login