Avere una stanza tutta per sé.
Virginia Woolf sentiva profondamente l’esigenza di uno spazio in cui la sua creatività potesse trovare forma, in silenzio e in segreto. E dove nessuno potesse intromettersi tra lei e la sua voglia di sapere e sognare, di indagare nel passato e nel futuro, di sbrigliare la fantasia scrivendo o sfogliando e leggendo i libri amati. Una stanza dove il suo pensiero libero potesse esprimersi e volare alto.
È a questa esigenza che le ragazze di Kabul, impossibilitate ad andare a scuola o al lavoro dal divieto dei talebani, hanno pensato -con il sostegno dell’organizzazione locale in difesa dei diritti delle donne Crystal Bayat Foundation- di dare una concreta risposta aprendo uno spazio, una libreria a loro riservata, all’interno di un centro commerciale.
Con il passaparola e la complicità di tante compagne hanno raccolto libri -molti donati da scrittori e intellettuali- e li hanno allineati negli scaffali, mettendoli a disposizione di donne interessate a trovare risposte e anche consolazione, di fronte al minaccioso periodo politico e storico del loro Paese. I libri danno sempre consolazione.
E chi non l’ha cercata, tra una pagina e l’altra, aprendo a caso un volume tra quelli degli autori prediletti? Tra le parole affiorano pepite di luce, e la musica e il ritmo dondolante della scrittura sono pronti a rassicurare dall’ansia del dubbio e della paura quotidiana.
Succede soprattutto in gioventù, ma anche negli anni della saggezza, e avviene laddove le certezze sono crollate.
Come possono donne abituate ad andare a scuola, a leggere e studiare, sentirsi strappare da ogni possibilità di continuare quel cammino? Sicuramente indispensabile per sentirsi pari ad ogni donna che, vivendo in altri contesti culturali, può assaporare la libertà e il piacere della conoscenza. E allora i libri diventano non solo strumenti di istruzione ma anche compagni di viaggio, che illuminano la strada là dove la via si fa più buia.
“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”.
Lo scriveva Margherita Yourcenar ne ‘Le memorie di Adriano”. E non sbagliava.
Perché quell’inverno dello spirito continua a minacciare l’umanità e a ripresentarsi con violenza, come succede in Afghanistan. E non solo lì.
Eppure da quelle ragazze sole e perseguitate, abbandonate da tutti, è venuto un segnale forte, coraggioso, intelligente.
A loro va il grazie di tutte le donne, tutte noi. Perché ci ricordano che ogni spazio va conquistato, con le armi dell’intelligenza e della dedizione. Ma soprattutto che alcuni spazi contano molto più di altri. E sono irrinunciabili, anche quando hai il fucile di un ignorante puntato contro.
“Sono certo, certissimo, che una persona che legge poesia si fa sconfiggere meno facilmente di una che non la legge”. Così scriveva il poeta russo Iosif Brodskij nel suo libro di poesie “Dall’esilio”.
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