C’è un comprensibile senso di spaesamento di fronte ai fatti che stanno caratterizzando l’inizio di questa difficile estate. Difficile su tanti fronti che ci trovano spiazzati e impotenti. La guerra, non certo per colpa nostra, ma per la lucida follia di potere del nuovo zar della Russia. La crisi politica, che possiamo guardare solo come spettatori di fronte all’ingiustificabile arroganza di un partito allo sbando come i 5Stelle e del suo ineffabile condottiero. Il caldo e la siccità che lo accompagna che ci appaiono come una piaga biblica, profondamente distanti dalla nostra responsabilità quotidiana. L’economia in difficoltà, con il crollo delle Borse e un’inflazione che non si vedeva da quarant’anni nonostante la moneta unica europea che ci aveva finora salvaguardato.
Se non fossimo di fronte ad una realtà drammatica, con conseguenze pesanti sulla vita di ciascuno di noi, potremmo dire che ci troviamo in un’epoca interessante, ricca di colpi di scena. Ma non siamo di fronte ad una fiction cinematografica con tutti gli effetti speciali che la tecnologia ci mette a disposizione. Siamo di fronte ad una umanità che è parte di noi, in cui, che lo vogliamo o no, siamo non solo spettatori, ma protagonisti.
Perché non possiamo sentire umana solidarietà per chi è vittima di una brutale aggressione con le armi più potenti e distruttive. Perché vediamo una politica che si allontana sempre di più, guidata da giochi di potere e da illusorie ambizioni. Perché vediamo un sistema economico che ha perso i propri equilibri e che ci presenta un conto che ridurrà la qualità della nostra vita.
In questo panorama spicca la Caporetto dell’informazione. Ci sarebbe sempre più bisogno di una comunicazione chiara, esplicita e vera. E invece dobbiamo fare i conti con le mezze verità, con le interpretazioni di parte, con una realtà avvolta negli slogan dell’ideologia. Viviamo in un momento in cui le potenzialità sono enormi rispetto al passato con una miriade di giornali, televisioni e soprattutto social network. Ma ci troviamo di fronte al muro di un manicheismo che è diventato, quasi ovunque, prassi di pensiero.
Secondo il dizionario manicheismo deriva dalla religione fondata nell’antica Persia da Mani, noto in Occidente anche come Manicheo, nel 3° sec. d. C. e indica la “tendenza a contrapporre in modo rigido e dogmatico principî, atteggiamenti o posizioni ritenuti inconciliabili, come fossero opposte espressioni di bene e male, di vero e falso”.
È come se ci fosse sempre una doppia verità. I fatti diventano delle opinioni, Se sono a favore di qualcosa diventa assolutamente normale che ci sia qualcuno “contro”. E tutto diventa soggettivo, discutibile, incerto. I talk show televisivi sono costruiti sulla necessità di fare spettacolo e non sulla scelta della divulgazione e dell’approfondimento.
Non sorprende che trovi sempre più conferme la definizione del sociologo Sygmunt Bauman che ha parlato di “società liquida”, pronta ad adattarsi alle forme dei contenitori e quindi senza una forte identità. Il risultato è l’affievolimento degli ideali e dei valori. Essere ”contro” diventa molto più facile e appagante che essere “per”. Le responsabilità sono sempre degli altri e in fondo questo spiega anche la crescente astensione negli appuntamenti politici.
Buona estate comunque, magari con la voglia di capire e approfondire, prima di mettere sentenze e giudicare.
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