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Cultura

LA NOSTALGIA DI DIO

LIVIO GHIRINGHELLI - 18/05/2012

Inaugurato nel febbraio del 2011 presso l’Ateneo bolognese, quindi nel marzo alla Sorbona, il Cortile dei Gentili sotto la regia del cardinale Gianfranco Ravasi, diversificato secondo le diverse situazioni, vuole essere un luogo e un’occasione d’incontro tra credenti (intellettuali cattolici) e non credenti. Quest’anno partendo da Palermo, si farà tappa a Barcellona, quindi a Stoccolma, in Nordamerica e in Brasile. Direttore esecutivo dell’iniziativa è Padre Laurent Mazas.

L’analogia è con quello spazio che impediva ai non ebrei, ai gentili d’allora (le gentes, i pagani) d’accedere al Tempio e riguarda oggi il confronto sui grandi temi dell’essere e dell’esistere, sul mistero stesso di Dio e vi si pongono fondamentali domande di senso. Tre sono i filoni per cui l’iniziativa si sviluppa e si fa permanente: incontri tra personalità della cultura, tende di dialogo aperte per discutere con i giovani, forum su internet in quattro lingue. Dopo l’evento fondativo si sono costituite unità di dialogo e ideata una collana di testi per raccogliere gli interventi più significativi. Nell’intenzione di Benedetto XVI c’è la prospettiva di voler risvegliare la questione e la nostalgia di Dio di fronte a un mondo che tutto relativizza, fa dell’individuo l’unico regolatore della morale e della fede una questione privata (al fondo sta uno scisma sommerso), mentre va riscoperto il nesso tra fede e ragione e riaffermato il ruolo pubblico della prima.

Il discorso non riguarda gli atei devoti, né gli adepti della religio civilis. Così per ora non è contemplato in senso stretto l’ateismo militante di chi considera il fenomeno religioso come degenerativo. Ad Assisi Benedetto XVI ha distinto gli agnostici dagli atei, anche perché l’agnostico può indurre l’ateo a mettersi sul cammino della ricerca e soffre per la mancanza di Dio. Chi non crede può contribuire alla purificazione di quanti si reputano e dichiarano religiosi, a prescindere da un’autentica verifica della propria fede. Del Cortile diffida però ad esempio Paolo Flores d’Arcais, che accusa il Papato di volersi appropriare dell’intera modernità, distruggendo il pensiero critico e snaturando anche l’illuminismo. Se per lui non ci fosse stato l’etsi Deus non daretur l’Europa si sarebbe distrutta (quante guerre efferate in nome di Dio! ). I diritti umani verrebbero ridotti all’etica naturale della Chiesa.

Mentre lo statuto dello scienziato si interessa del fenomeno e della dimostrazione sperimentale, c’è un secondo livello per l’uomo, quello del fondamento, perché si possa rispondere alla domanda di senso, oltre quella del come. E’ l’apertura all’infinito, all’eterno che prevale, oltre le categorie di spazio e di tempo. La verità dell’essere e dell’esistere ci eccede e ci precede. Non può essere il soggetto a plasmare la verità, anche se il concetto di verità oggettiva è pur sempre filtrato dalla soggettività (vedi l’ermeneutica). Certo l’Occidente (il Cortile rivela per ora una dimensione prevalentemente occidentale) ha subito un grave impoverimento nel perdere la grande eredità costituita dalla metafisica, né è possibile vivere senza la dimensione estetica, simbolica. Per noi, come per Adorno, la verità non si ha, ma vi si è immersi.

L’importante comunque è che il dialogo, il confronto siano rigorosi, che si bandiscano, per quanto ci riguarda, il creazionismo più radicale, come il fondamentalismo integralistico, che ci si ricordi l’affermazione di Karl Barth: “O Signore, liberami dalla religione e dammi la fede” (qui il vero parametro rispetto ai non credenti); fede incarnata nella storia. Credenti e non credenti devono porsi su un piano di parità, gli uni e gli altri al contempo discepoli e maestri, prendendo atto che anche la Dichiarazione dei diritti dell’uomo non prescinde da un a priori.

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