Complice, senza dubbio, anche una compagna pubblicitaria massiccia ed intelligente, l’integrazione alimentare è diventata per l’industria del settore, un volano economico molto importante.
La premessa è d’obbligo: proprio perché di integrazione alimentare si parla, questa dovrebbe essere utilizzata nei casi di mancanza specifica di un componente essenziale della dieta, carenza che potrebbe insorgere in casi ben precisi di patologie o diete altamente sbilanciate.
Oggi invece l’integrazione segue criteri ben diversi, molto spesso tutt’altro che scientifici, talvolta legati ad usanze locali o famigliari, e di conseguenza può essere del tutto inutile o utile solo per il suo effetto placebo (per placebo in medicina si intende una sostanza non pericolosa, innocua, neutra senza alcuna controindicazione od effetto).
Con l’estate, forse per il sole e la voglia di diete salutistiche pro costume, il fenomeno dell’integrazione riemerge in modo infestante su riviste e mezzi di comunicazione.
Oggi per fare un po’ di chiarezza facciamo due passi tra le vitamine.
Scoperte all’inizio del 1900 dal polacco Funk, sono diventate una famiglia sempre più allargata di sostanze che hanno come caratteristica comune quella di essere indispensabili per la nostra sopravvivenza.
In una dieta quindi grassi, zuccheri e proteine danno calorie, mentre acqua, sali minerali e vitamine non danno energia, ma sono fondamentali per la sopravvivenza. La loro carenza porta a una ipovitaminosi, la loro assenza (rarissima) ad una avitaminosi: entrambe le situazioni, che possono avvenire o per carenze alimentari o per patologie, vengono curate con la somministrazione specifica della vitamina mancante.
La grande famiglia delle vitamine si divide in due rami: idrosolubili (tutte le vitamine B, la C, H e PP) che non si accumulano nell’organismo e liposolubili che invece si depositano nel fegato (A,D,E,K). Le vitamine del gruppo B favoriscono, tra l’altro, lo stato generale di nutrizione dei tessuti nervosi. La loro carenza (popolazioni che consumano riso brillato) porta al beri beri o alla sindrome di Wernicke (stato confusionale).
Qualche breve informazione sulle più comuni.
La riboflavina B2 è importante per pelle e mucose, presente in grano, cereali integrali, fegato, carne, latte, uova etc: una sua carenza emerge solo nelle popolazioni povere e sottonutrite.
La piridossina B6 entra nel metabolismo di proteine, carboidrati e lipidi, diffusa in carne, pesce, legumi ed è resistente anche a molti trattamenti industriali. Sua carenza è molto rara.
Cobalamina B12 decisiva per il metabolismo di acidi grassi ed aminoacidi è presente in fegato, carne, pesce, latte e uova: molto importante per la donna in gravidanza, ha bisogno per essere assorbita di un fattore intestinale. Sua carenza è molto rara.
Vitamina C favorisce la risposta immunitaria entra in numerose reazioni metaboliche, neutralizza i radicali liberi. La sua carenza provoca lo scorbuto: è contenuta negli alimenti freschi come frutta e verdura in particolare kiwi, agrumi, pomodori, peperoni.
Retinolo vitamina A, fondamentale per la vista ed utile nel processo di differenziazione cellulare (gravidanza). Si trova in fegato, formaggio, uova e burro ma anche in tutta la frutta e verdura arancione, giallo e rossa, si perde in gran parte con la cottura e se assunta in eccesso si accumula nel fegato (danneggiandolo).
Vitamina D è un regolatore del metabolismo del calcio, è sintetizzata dal nostro organismo grazie all’azione dei raggi solari a partire da derivati del colesterolo presenti nella pelle. La sua assenza provoca il rachitismo, il suo eccesso può causare calcificazioni diffuse. Una normale esposizione ai raggi solari è sufficiente negli adulti a coprire il fabbisogno.
Un esempio solo per la vitamina C per capire la dieta ideale: la quantità necessaria media per uomo e donna è circa 80 mg al dì.
Cento grammi di kiwi ne contengono 85 mg, le arance 54 mg, le fragole 50 mg, peperoni 150 mg, broccoli 60 mg, fegato 25 mg; acerola 2000 mg, rosa canina 800 mg, camu camu 2000 mg sono tre esempi di alimenti ad altissimo contenuto di vitamina C.
Il calore distrugge la vitamina quindi vanno utilizzati vapore, microonde o cotture a fiamma bassa.
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