Al mercatino di corso Matteotti mi attira tutto ciò che mi può parlare della Varese di un tempo, della città che non ho potuto conoscere. Domenica scorsa hanno suscitato il mio interesse alcune copie de “La Prealpina illustrata”, periodico che Giovanni Bagaini, il fondatore del nostro quotidiano, editò all’ inizio del ‘900. Fu una “Domenica del Corriere” dimensionata al territorio strettamente varesino che a quei tempi faceva parte della provincia di Como e aveva confini, non ampi, riconoscibili oltre che da quelli disegnati dalla frontiera a Nord e dal Verbano a Ovest, per il tramite del dialetto parlato dalle comunità
La pubblicazione del supplemento illustrato – venne in seguito sospesa e successivamente ripresa – conferma la sensibilità e la modernità di Bagaini nel rapporto con la popolazione, nel concepire e gestire il giornale come strumento essenziale per la crescita sociale e culturale delle comunità. La scuola Bagaini è durata nel tempo, in sostanza Varese ha sentito come affidabile la mano tesale dal giornale.
Questo rapporto è buono anche oggi, tempo di innovazioni e rivoluzioni tecnologiche, con internet che dilaga in tutto il mondo e che incide sull’informazione e in misura più ampia sull’intera comunicazione. Viviamo in un pianeta frenetico, con una comunicazione mutante e che ingloba e diversifica settori un tempo standardizzati o di fatto inesistenti: pubblicità, grafica, design, audiovisivi oggi soddisfano mercati nuovi e interi e nei quali si è impegnati a cercarne o inventarne altri. Insomma se oggi viviamo di corsa, se siamo trafelati, è perché siamo fortemente sollecitati a farlo.
Io collaboro a RMFonline dopo quattordici anni di volontariato a Luce, i giovani di Varesenews mi hanno voluto come loro nonno, ma a volte mi sento in difficoltà perché mi rendo conto che non posso reggere: sono un vecchio fante che in breve vede sparire all’orizzonte scatenati, giovani bersaglieri. Ho difficoltà ma non mi arrendo perché anche chi è arruolato nei battaglioni della terza età piccolo ma ha sempre un futuro. E qualche diritto, per esempio all’informazione. Non so che problemi avranno i giovani di oggi quando saranno diventati anziani. Non immagino nemmeno che cosa arriverà dopo internet, io so che a fare le spese della battaglia tra carta stampata e web oggi ci sono le generazioni che non usano il computer – sono numericamente, e non solo, un grande popolo – e che spesso non trovano più riferimenti a loro cari sui giornali.
Non basta: questa è solo la grande cornice di quello che è diventato un vuoto là dove prima si parlava non dico di un piccolo mondo antico, ma almeno di un poco di ciò che rappresentava la vita della comunità, anche piccola.
L’informazione odierna, di qualsiasi tipo, tende a concentrarsi su tutto ciò che è più grande, che ritiene più importante: come tale può essere accettabile in una città, ma poi perde di vista un insieme di piccole realtà che numericamente, come insieme, si avvicinano a una città.
E sono piccole realtà nelle quali ci sono molti anziani che alla fine non vengono più presi in considerazione come cittadini, come utenti dell’informazione. L’isolamento degli anziani è anche un risultato negativo legato alla natura di internet, nel mondo del web manca la consapevolezza di un rapporto pieno con tutti i cittadini, nessuno escluso a priori. Proprio per il tramite dei giovanissimi, cioè le scuole, si può ripristinare il contatto con comunità anche piccole. Insomma stampa e web possono avere nuova linfa da coloro che sono stati di fatto accantonati. E che non meritavano assolutamente l’esclusione.
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