“Prima l’italiano” risponde l’immigrato dallo sguardo malandrino ad un Checco Zalone attonito, che chiede il motivo della preferenza accordata alla propria moglie nel videoclip di presentazione del film Tolo Tolo. L’immigrato ha imparato prontamente la lezione, più precisamente lo slogan.
“Prima gli italiani”, ma prima di chi?
Ma è chiaro, prima degli stranieri; cioè di persone come noi, che abitano nelle nostre città, spesso da anni, che lavorano e si guadagnano da vivere, magari svolgendo lavori che altri non sono disposti a svolgere, che mandano i propri figli nelle nostre scuole.
Allora è importante demarcare il terreno, che gli stranieri restino stranieri il più a lungo possibile! Anche perché gli italiani si stanno impegnando a diventare sempre meno e quindi dobbiamo salvarli da una concorrenza sleale.
Quindi guai a parlare di Ius qualcosa, di Ius Soli o di Ius Scholae.
Si tratta di un attentato alla identità nazionale, lo sporco gioco della sinistra che spera di aumentare così i propri elettori.
Nella mia vita ho avuto la ventura di vivere 13 anni all’estero: otto in Germania e cinque in Paraguay; non mi è mai capitato di sentir dire “prima il tedesco” o “prima il paraguaiano”. La mia presenza ed il mio contributo professionale sono stati sempre apprezzati; i nazionalisti nostrani mi perdoneranno, ma non riesco a sentirmi più legato a una persona piuttosto che ad un’altra in base alla sua origine, alla sua nazionalità o alla sua lingua materna.
Accoglienza ed integrazione sono non solo moralmente doverose ma anche pragmaticamente necessarie, se ce la sentiamo di pensare in grande.
You must be logged in to post a comment Login