Se pensate di essere perseguitati dalla sorte, o se credete che qualcuno ve l’ha giurata, potete sempre consolarvi con la storia di Corey Perry, asso controverso della NHL di hockey su ghiaccio e reduce dalla finale della Stanley Cup, il trofeo che spetta ai vincitori di questo campionato professionistico. Lui l’ha persa, con i Tampa Bay Lightning, e voi direte: sono cose che possono succedere. Vero, però c’è molto di più.
La sua vicenda è stata raccontata da vari siti (eccone uno, in inglese: è Usa Today; https://ftw.usatoday.com/lists/corey-perry-stanley-cup-final-losses-lightning-nhl) e merita che sia raccontata dall’epilogo: il veterano canadese, 37 anni, è diventato il primo giocatore della storia a perdere 3 finali di fila. L’unica Stanley Cup che ha conquistato è quella del 2007, quando era giovane e giocava per gli Anaheim Mighty Ducks.
Soprattutto, conta il modo rocambolesco in cui tutto ciò è avvenuto, detto che Perry, proveniente da un angolo sperduto dell’Ontario, è tutt’altro che una figura di secondo piano dal momento che vanta anche due ori olimpici. Solo che da un po’ gli butta davvero di sfiga: ha perso la Stanley anche nel 2020, quando era a Dallas, e nel 2021, quando era passato a Montreal. E sapete da chi era stato sconfitto? Da Tampa! Ovvero la squadra nella quale in questa stagione si era rifugiato immginando di sfuggire alla regola in base alla quale… non c’è il due senza il tre. E invece i Lightning l’hanno fregato.
E dopo la somma beffa, ecco anche gli sberleffi. “In condizioni normali – scrive appunto il sito sportivo di Usa Today – Perry sarebbe un giocatore per il quale si prova solo simpatia di fronte a una disavventura del genere. Ma a causa della sua storia di giocate subdole e sporche che dura da 17 anni, tanti quanti quelli della sua carriera, Corey non si è fatto molti amici. Al contrario, tanti non vorrebbero vederlo vincere un’altra volta dopo il successo del 2007. E se avete dei dubbi, non fate altro che cercare su Twitter i commenti con cui è stata celebrata, con sommo godimento, la sua sconfitta”.
Insomma, dopo lo storico k.o. ecco pure gli sfottò. Ma Perry, personaggio tanto detestato quanto di carattere, non demorde. Alla sua età potrebbe salutare e chiudere bottega, invece ha detto che vuole andare avanti: “Non mi va che abbia solo la Stanley Cup del 2007: ai tempi ero troppo giovane per gustarla”. Ecco la suggestione ossessiva del “repeat”, del sentirsi ancora vivo e del volerci provare sfidando tutto e tutto. Anche se l’occasione fuggente potrebbe non ripresentarsi mai più.
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