La pandemia del 1348 ha inizio nella regione dell’altopiano del Qinghai e la prima ad essere colpita è la regione attuale dello Zhejiang a più di duemila chilometri, area densa, importante dal punto di vista commerciale, nel polmone dell’economia cinese. Il caso più eclatante si presenta ad Hangzhou nel 1331 (Marco Polo la definisce come la città dai dodicimila ponti di pietra, snodo essenziale del mercato). Terribili sono gli effetti del morbo registrati nella Storia dinastica. In contemporanea scoppiano focolai nella vallata dello Yangtze e presso la capitale. La peste viaggia alla velocità media di un chilometro la settimana. Prende d’ora innanzi tre strade: 1- a Sud attraversa Pamir, Punjab, Indo, Oceano Indiano, Mar Rosso; 2- a Sudovest procede per Samarcanda, Mar Caspio, Tabriz, Mar Nero; 3- ad Ovest ricalcando la rotta mongola, il Volga, il Don, sino ai centri commerciali genovesi sul Mar Nero come Tana o Caffa. Tra il 1338 e il 1339 è nel Kirghizistan (Asia centrale). Come impiego ha adottato carovane, dromedari, pulci, ratti e uomini.
Nel 1347 tocca l’India, nel 1348-1349 Gedda e La Mecca, devastandole, nel 1348 arriva in Palestina, nel 1349 è a Baghdad, Bassora, nel Golfo Persico, in Egitto invece nel 1347 . I funerali si ammassano, ingorgano i vicoli, la peste si diffonda verso il delta del Nilo e le campagne si spopolano. Intorno al dicembre del 1348 muoiono settemila persone al giorno. Attraverso la Cirenaica il morbo raggiunge il Maghreb , attraverso l‘Egitto approda in Etiopia. Intorno al 1360 crolla il regno cristiano di Nubia. I mongoli assediano nel 1346 la città genovese di Caffa, punto di massima espansione degli scambi internazionali; per sconfiggerla usano l’arma batteriologica. Gli italiani gettano allora i cadaveri in mare, ma contagiandosi. A Costantinopoli la peste arriva coi mercanti genovesi e veneziani. In questi mesi è colpito l’intero bacino del Mediterraneo. Nel 1347 coi genovesi è in Sicilia, la corrente spinge verso il Nord (Napoli, Roma).
Boccaccio attesta per Firenze che non basta la terra sacra alle sepolture, i corpi sono stivati in fosse grandissime e ricoperti con poca terra. Da Milano la peste attraversa le Alpi e arriva in Svizzera e nei territori francesi, quindi in Spagna raggiunge l’Austria, la Baviera, il Nord Europa, l’Inghilterra e la Russia dall’altro lato. Seguono altre ondate con un bilancio senza precedenti. A Parigi il ritmo quotidiano della peste si attesta nel 1348 sugli ottocento morti al giorno (nel giro di una anno e mezzo se ne registrano più di sessanta mila). Nei due mesi estivi del 1343 a Londra se ne annoverano tra i quindici e i ventimila. Vienna perde due terzi della popolazione. Firenze tra l’inizio della peste e gli esordi del Quattrocento vede scendere i suoi abitanti tra 100-120 mila a 37 mila.
Come una bomba al neutrone la peste uccide gli uomini, ma conserva intatti edifici, oggetti, beni, terre, cose. In Occidente si ascende a un totale di 25 milioni di vittime, un terzo della popolazione. Per raggiungere il livello demografico precedente bisognerà attendere il XVI secolo. Per quanto concerne Firenze si parla della seconda metà dell’Ottocento. E’ un tempo stagnante di sfiducia per l’impotenza al contempo della medicina e della fede. La peste è la livellatrice d’ogni distinzione. Le città diventano lazzaretti e cimiteri. Rarefazione della manodopera, scompiglio nella produzione e tumulti sia in città che nelle campagne si accompagnano, con amputazione delle élites culturali. Siamo all’apice di uno squilibrio ambientale ed ecologico generale.
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