Giugno è finito. Il cielo di giugno, azzurra giovinezza dell’anno secondo la poetessa Ada Negri, il mese dei prati erbosi e delle rose, il mese dei giorni lunghi e delle notte chiare per Giosuè Carducci: versi che sembrano in contrasto con l’arida realtà che stiamo vivendo.
La guerra, i gravi problemi climatici, di cui la siccità sembra essere la spettrale conseguenza, il terremoto nel martoriato Afghanistan, le tensioni sociali, l’illusoria ricerca di effimera felicità nel dovere delle vacanze o lo smarrimento di molti di noi persi in una negatività che inghiotte come sabbie mobili… In tutto questo sembra che non ci possa essere spazio per la poesia. Eppure la morte di una poetessa nel giorno dell’equinozio di estate ci ha ricordato che abbiamo bisogno di poesia.
Patrizia Cavalli, morta a settantacinque anni, ricordò molto tempo fa che, poiché qualcuno le aveva detto che le sue poesie non avrebbero cambiato il mondo, rispose: «certo le mie poesie non cambieranno il mondo». Titolo di una sua raccolta del 1974 e disincanta affermazione di una “architetta delle parole”, come si definì, ricca di studi filosofici che le hanno dato la forza di far palpitare con i suoi versi la magica “scienza dei sentimenti”.
Una scienza che non cambia il mondo ma che può – come è stato scritto anche nei molteplici omaggi comparsi sui social – cambiare noi. O almeno ricordarci la Vita meravigliosa, come nell’ultima raccolta del 2020, anche se condannata ad essere umana nel lusso dei nostri giorni in cui festeggiamo e consoliamo/cos’altro noi facciamo?/ Festeggiamo la vita/consoliamo la morte/ o magari il contrario/così finché viviamo. Nell’introduzione di questa raccolta, quasi summa della poesia della Cavalli, si legge che “il ragionare poetico di Patrizia Cavalli non cerca ma trova”.
Potremmo aggiungere che la sua poesia ci aiuta a trovare – a volte con ironia a volte con comuni immagini del quotidiano – quanto apparentemente senso non ha. Lo ha fatto – secondo una felice espressione di Paolo Di Stefano in un articolo de Il Corriere della Sera – con “naturalezza espressiva”, avvicinando anche il pubblico comune alla poesia. E di poesia tutti abbiamo davvero bisogno. Non sarà un caso, o forse soltanto una misteriosa coincidenza, che sabato 25 giugno un pubblico attento e commosso presso la libreria degli Asinelli ha ascoltato la lettura di poesie Miguel Hermàndez, di cui dodici sono state tradotte in modo rigoroso ed empatico da Piero Chiara. L’occasione, data dalla pubblicazione per conto della NEM di un libretto dal titolo “La poesia è questione di cuore”, è un omaggio al grande poeta spagnolo morto nel 1942.
Era stato incarcerato per aver combattuto durante la guerra civile spagnola e morì, a soli trentadue anni, in un’infermiera del carcere, dopo che gli era stata commutata la condanna a morte in una lunga, umiliante carcerazione. E dalla prigione continuò a scrivere versi. Sorridere con l’allegra tristezza dell’ulivo/ attendere, non stancarsi d’attendere l’allegria. La poesia, davvero, ci aiuta a sorridere con allegra tristezza. Anche in questo giugno 2022. I poeti e le poetesse, anche quando muoiono, non ci lasciano mai completamente soli.
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