(S) Se scomodassimo Eduardo nel luogo di pace dove certamente si trova, penso che la sua nuova commedia sarebbe “Gli esami non cominciano mai”. Vedo la solita attenzione ‘stagionale’ al tema degli esami di maturità, ma sempre più mi domando a che cosa servano. Quale MATURITA’ certificano? Quale rito di passaggio costituiscono?
(O) Appunto, perché occuparci di questa sciocchezza, visto che saranno pochissimi, anche post-covid, i non-maturi? Non è meglio continuare ad occuparci di questioni più serie e talvolta inquietanti, come pace e fame, o, per stare in Italia, la disaffezione alla partecipazione democratica tramite elezioni?
(C) Non mi preoccupano i non-maturi ufficiali. Magari proprio questi saranno aiutati dalla ripetizione dell’anno a prendere una più adeguata coscienza di sé. Ricordo i miei compagni respinti che diventarono brillanti professionisti. Trovo invece inquietante proprio l’assenza di veri esami nel sempre più lungo percorso educativo. La mia generazione ha affrontato questo percorso di prove: esame di terza elementare, di licenza elementare, di ammissione alla scuola media (quella col latino), di licenza media, di quinta ginnasio, infine di maturità.
(O) Troppi e inutili. Classisti, barriere all’inclusione sociale. Nozionistici. Alla fine: dannosi e giustamente ridotti all’essenziale.
(C) Concordo, fino a qui. Aggiungo che l’unica vera novità di questo mezzo secolo (cinque decenni!) sono le prove INVALSI, che hanno lo scopo di certificare la qualità dell’insegnamento impartito dalla scuola ed eventualmente di incrementarla, correggendo le manchevolezze. Ma è solo un inizio, occorrerebbe sottoporre tutte le scuole, anche e soprattutto le statali, ad un vero sistema di controllo della qualità, come ormai fanno tutte le aziende.
(O) Verificare solo o principalmente la qualità delle prestazioni, come misurabili materialmente, sarebbe sminuire la funzione educativa, che è il vero scopo della scuola. Persino Conformi sarebbe d’accordo.
(C) Anch’io. So anche che è impossibile tornare ai “vecchi tempi”, quando i presidenti delle commissioni di maturità erano professori di università o presidi di prestigiosi licei. Veniva considerato un incarico di prestigio, discretamente remunerato. Oggi succede che anche gli incaricati, il caso di Palermo, per una ragione valida o meno, si sottraggano.
(S) Quindi il dilemma è questo: o si ridefiniscono modalità serie dell’esame, preparato da un percorso pedagogicamente serio, o lo si abolisce come esame di Stato, almeno risparmiamo tempo, fatica e denaro pubblico. Tanto poi per l’università sono richiesti ulteriori esami di ammissione, a loro volta criticabili, perché ridotti a un ‘quizzone’, in parte nozionistico, in parte futile, certamente non idoneo a verificare la MATURITA’ dell’esaminando. In sostanza, quella di certificare la maturità è una battaglia persa, se non impossibile. Cambiare ogni due anni lo schema dell’esame di maturità è semplicemente insensato.
(C) E’ durante il percorso che occorre intervenire: pensate all’età che hanno le componenti delle bande dedite al bullismo, al vandalismo, allo spaccio. Non dimentichiamo l’abbandono scolastico precoce e progressivo, che alla fine ci pone agli ultimi posti in Europa per diplomati. Adesso voglio rendermi antipatico: ma non sono grandemente immaturi proprio gli adulti e magari principalmente chi ha responsabilità istituzionali, politiche e sociali?
(O) Il rimedio non è certamente ridurre ancora le difficoltà e l’impegno dello studio, vedo invece la necessità di creare percorsi di eccellenza per quella parte di studenti, di tutte le scuole superiori, capaci di meritare borse di studio, propedeutiche sia all’università, sia agli istituti tecnici superiori, il tutto nella prospettiva di ridurre da cinque a quattro anni la durata della scuola superiore, uniformandoci alla maggioranza delle nazioni europee. Contemporaneamente se proprio non si vuole unificare in un solo ciclo primaria e secondaria di primo grado, secondo la ormai lontana ma interessante idea di Luigi Berlinguer, proviamo a riassumere la primaria in quattro anni ed ampliare la secondaria di primo grado a quattro.
(C) Mi rendo conto che stiamo uscendo, speriamo, da due anni delicati, causa covid, ma temo di dover essere pessimista. Di questo tipo di riforma scolastica si parla da più di quarant’anni e non abbiamo avuto cambiamenti se non marginali. Se ne parliamo in questi momenti, al termine di una legislatura molto complessa, è proprio per lanciare un’idea finalmente innovativa, che deve a sua volta maturare.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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