Nel 2021, erano in condizione di «povertà assoluta» poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). A indicarlo è stato l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, secondo i dati usciti in questi giorni, nel sottolineare che pertanto, la povertà assoluta “conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19”.
Dati disarmanti. Dati che smentiscono chi aveva proclamato l’abolizione della povertà e dimostrano, se ce n’era bisogno, l’inefficacia delle politiche pubbliche di contrasto alla povertà basate unicamente sui sostegni economici. Come è avvenuto negli ultimi anni con la moltiplicazione degli interventi sociali di carattere unicamente monetario. Il reddito di cittadinanza innanzitutto: un assegno mensile superiore ai 500 euro per quasi quattro milioni di persone per una spesa annuale tra i 9 e i 10 miliardi. A questi vanno aggiunti i quasi due miliardi per il reddito di emergenza, varato per contrastare la perdita di salario per la pandemia. E i cinque miliardi per le famiglie finanziati dalla Gestione interventi assistenziali dell’Inps (come spesa pubblica). Poi è arrivato quest’anno l’assegno unico universale per i figli, riservato alle famiglie entro un determinato limite di reddito, e che di fatto aumenterà di circa 7 miliardi la spesa assistenziale.
Una crescita che non è solo degli ultimi anni. Nel 2008 la spesa per assistenza a carico della fiscalità, un modo elegante per dire che pagano solo gli onesti contribuenti, era di 73 miliardi; nel 2019, quindi prima dello scoppio della pandemia, questa spesa è lievitata a 114,27 miliardi. Una spesa che poi è ancora cresciuta a ritmi ancora più veloci grazie ai vari redditi di vario nome, ai bonus distribuiti a mani larghe, agli interventi di Comuni e Regioni. Come le risorse del Fondo povertà assegnate ai territori della Lombardia, per il triennio 2021-2023 per quasi 180 milioni di euro per il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni sociali a cui si aggiungono 4,5 milioni per il finanziamento di interventi e servizi per la povertà estrema.
Eppure la povertà, paradossalmente, ha continuato ad aumentare. Ma se passiamo dal dato statistico all’analisi politica e sociale possiamo notare almeno tre anomalie.
La prima anomalia è che la vera povertà, misurabile dai sostegni della Caritas e dagli accessi alle mense dei frati, è sicuramente aumentata, ma continua a riguardare una fascia molto limitata di cittadini e spesso deriva anche da problemi psicologico-sanitari, e di relazioni sociali, e non solo da una concreta emergenza economica. Guardando a Varese la mensa della Casa della carità alla Brunella fornisce un centinaio di pasti al giorno, e interessa quindi lo 0,1% della popolazione varesina.
La seconda anomalia è il fatto che all’aumento dei sostegni finanziari non è corrisposto un parallelo incremento dei controlli e delle verifiche. Si è distribuito a pioggia e gli effetti sui veri poveri sono stati quindi molto inferiori a quelli teoricamente possibili se si fossero concentrati gli interventi. E peraltro si sono favoriti i contribuenti disonesti creando incentivi al lavoro nero e all’evasione fiscale
La terza anomalia è il fatto che tra un sostegno e l’altro, comprese le pensioni concesse senza un legame con i contributi effettivamente versati, le persone che fruiscono di una qualche forma di assistenza pubblica sono 17,5 milioni. Possibile che ci siano ancora dei poveri, anzi ce ne siamo più di 5 milioni?
In effetti in questo caso le statistiche servono a dimostrare che i dati possono spiegare, ma anche nascondere la realtà. È così che i redditi reali sono superiori a quelli dichiarati e che gli interventi sociali si disperdono spesso verso chi non ne ha né diritto, né bisogno. Le statistiche possono dimostrare che la povertà non è solo un problema economico e che quindi interventi di carattere sanitario, di inclusione e di accompagnamento potrebbero avere molti più effetti positivi che una facile distribuzione di denari.
You must be logged in to post a comment Login