Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Economia

CHE LAVORO “RESPIRANO” I GIOVANI

FEDERICO VISCONTI - 01/07/2022

tavola_rotonda-uibIl 20 giugno scorso ho partecipato ad una tavola rotonda promossa dall’Unione Biellese degli Industriali. Titolo sfidante: “Lavoro, persone, imprese: la sfida delle competenze e dell’attrattività”.   Accantonata la retorica di circostanza (“mancano le persone, mancano le competenze, non troviamo nessuno ” versus “ ci sono le persone, ci sono le competenze, non siete attrattivi”) si è parlato di  formazione, di formule contrattuali, di prospettive di carriera, di settori tradizionali e innovativi,  di territori, di opportunità di lavoro all’estero … Convitati, non certo di pietra,  i giovani, ai quali è stata dedicata una particolare attenzione mediante una  ricerca condotta su 644 studenti che frequentano le classi IV degli istituti superiori biellesi.  Domanda di fondo: “Come immagini il tuo futuro lavoro?”. Principali evidenze:

  • Il 46% degli intervistati non ha mai partecipato a iniziative di orientamento
  • Buona parte dichiara di non sapere in quale ambito vorrebbe lavorare
  • Il 51% vorrebbe lavorare in Italia, il 39% all’estero, il 10% a Biella
  • Il 39% preferirebbe un lavoro che realizzasse i propri sogni, il 28% che desse benessere economico, il 13% che divertisse …..

I risultati dell’indagine mi hanno ricordato una considerazione che l’economista Alfred Marshall faceva osservando i distretti tessili inglesi, a inizio Novecento. Nascendo e vivendo in quei territori, “i fanciulli respiravano il mestiere nell’aria” … e lo facevano, con competenza, con passione. Mi catapulto ai giorni nostri e butto sul tavolo due provocazioni: come “respirano” il lavoro i giovani? Che “aria tira” intorno a loro in materia di opportunità di crescita professionale?

Il tutto, per sostenere che i  temi come quelli oggetto del convegno, le asimmetrie variamente riconducibili al miss-match delle competenze, i problemi derivanti dallo shortage di determinate professioni devono essere affrontati sulla falsariga della metafora tracciata da Marshall.  Posto che “l’industrial atmosphere” dell’epoca esiste solo (sempre che vi venga studiata) sui libri, per mettere mano alla soluzione dell’equazione occorre avere adeguata consapevolezza delle tante variabili che la compongono, lato giovani (e più in generale lavoratori) e lato imprese. Due, tra le tante.

La prima è la questione demografica e il trend di invecchiamento della popolazione. Siamo già arrivati  tardi nel parlarne … quanto alle soluzioni, sperem.

La seconda è la questione educativa, ovverossia di come ci si pone di fronte alle grandi scelte della vita, ai valori che le animano, alla prospettiva aspettative-ricompense, alla dinamica semina-raccolto. Ne parliamo spesso, anche su queste colonne … quanto alle soluzioni, sperem.

Per chiudere, mi permetto una indicazione di metodo, che ruota attorno al binomio eccellenza/mediocrità e che recepisce un concetto fondamentale del buon management: il trade off. Sul matching tra domanda e offerta di lavoro si deve andare alla ricerca delle best practice, studiarle in profondità, comunicarle con coraggio, replicarle con determinazione.  In parallelo, bisogna stanare quanto non funziona, mettere a nudo gli sprechi di risorse,  seppellire i mantra à la page (operazione Navigator docet!). La prima strada, quella della ricerca dell’eccellenza,  consentirebbe di trovare il bandolo della matassa. La seconda, quella della tutela della mediocrità,  confermerebbe una tesi da copertina, cara ad Altan: “L’ultimo ritrovato italiano: la matassa senza bandolo”.  Siamo al bivio ed è giunto il momento delle grandi scelte, non solo su quanto in oggetto. Con la manna del PNRR in arrivo, la tentazione di prendere la cattiva strada è forte.  Eviterei ad Altan la fatica di inventarsi la versione aggiornata dei ritrovati italiani.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login