Riuscirà la giustizia vaticana, con le novità introdotte da papa Francesco, a risolvere finalmente il caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne svanita nel nulla a Roma il 22 giugno 1983 negli stessi giorni in cui – giallo su giallo – scomparve tra le mura leonine anche l’altra adolescente Mirella Gregori? A distanza di quasi quarant’anni ci vorrebbe un miracolo, ma il fratello Pietro Orlandi non ha perso le speranze e rilancia l’attenzione dei media con un nuovo appello: ci sarebbero nuove clamorose testimonianze “di persone interne al Vaticano” da riferire all’autorità giudiziaria e Francesco ne sarebbe al corrente.
L’avvocato Laura Sgrò spiega a nome della famiglia: “Attraverso una persona fidatissima sono riuscita a far consegnare al papa una lettera scritta da me e da Pietro Orlandi che contiene nuovi elementi d’indagine e Francesco ci ha invitati a condividere ciò che sappiamo con i promotori di giustizia pontifici. Una dimostrazione di attenzione diretta e personale e di spirito di collaborazione che abbiamo apprezzato. A fine gennaio ci siamo rivolti ai promotori di giustizia e finora non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Il papa ci ha dato una speranza con la sua importante apertura e ci auguriamo di poter essere finalmente ricevuti”.
I nuovi elementi in grado di far imboccare alle indagini la strada della verità si riferirebbero alla stessa “gola profonda” che nel 2019 indicò il cimitero teutonico come luogo di sepoltura della povera Emanuela e dove si cercò invano fra le tombe di antichi membri di case religiose e di collegi germanici. Il loculo avrebbe dovuto contenere le spoglie dei principi Sofia e Gustavo Von Hohenlohe (che Pio IX nominò arcivescovo nel 1857), insieme alla salma della Orlandi. Invece era vuoto. Ancora prima si erano cercati i resti della ragazza nella basilica di S. Apollinare, nello stesso luogo dove era stato incredibilmente tumulato il boss della Magliana Enrico De Pedis.
Un inquietante mistero. Al caso Orlandi sono stati associati nel corso degli anni varie piste e collegamenti, dall’attentato di Alì Agcà contro Giovanni Paolo II allo scandalo dello Ior, dai servizi segreti deviati alla morte del banchiere Calvi. Per non parlare delle ossa umane ritrovate a Villa Giorgina, sede della Nunziatura apostolica, che appartengono invece probabilmente a una sepoltura della Roma imperiale. Insomma si brancola nel buio. Ma il nuovo corso della giustizia vaticana, affidata a Giuseppe Pignatone, l’ex procuratore capo di Roma che ora presiede il Tribunale ecclesiastico, dà garanzie di indipendenza e imparzialità. Di fronte a qualunque segreto.
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