L’iniziativa è certamente encomiabile. Ma la realizzazione lascia aperti dubbi e perplessità. Parliamo del nuovo tratto del percorso ciclopedonale della Valganna-Valmarchirolo che dovrebbe unire Varese con Ponte Tresa sfruttando in gran parte il tracciato della tranvia dismessa (sciaguratamente) nel 1955.
Da alcuni mesi sono infatti iniziati i lavori per realizzare un nuovo percorso che parte poco prima del laghetto Fonteviva e arriva fino alla vecchia miniera per congiungersi al tratto già percorribile che arriva fino a Ganna, prosegue poi verso Ghirla per raggiungere Marchirolo e scendere fino al lago di Lugano.
I lavori, finanziati con i fondi svizzeri dei ristorni dei frontalieri, sono partiti nel luglio del 2020 e prevedevano una spesa da parte della Provincia di poco più di 600mila euro con la consegna del manufatto dopo poco meno di un anno. Ma dopo aver realizzato circa tre quarti dei lavori tutto si è fermato. Probabilmente sono finiti i soldi e c’è bisogno di un nuovo finanziamento.
A parte questo, tuttavia, il progetto lascia aperta la possibilità di qualche critica. Innanzitutto, il punto di partenza (o di arrivo). La ciclabile parte, infatti, poco a Nord delle due gallerie delle grotte di Valganna. Per questo arrivarci in bicicletta espone a non pochi pericoli, arrivarci in macchina è impossibile data la mancanza di posteggi (tranne quello, privato, poco più avanti del ristorante e della pesca sportiva). La realizzazione poi, di poco meno di un chilometro, non ha badato a spese: tre possenti ponti in ferro, un sottopasso e robusti cordoli in cemento.
Ma ci si può chiedere: non sarebbe costato meno realizzare una ciclabile semplicemente (lo spazio c’è) a fianco della statale? E soprattutto: era proprio impossibile seguire veramente il vecchio percorso del tram e far partire la pista dalla zona di Olona, dallo stabilimento della Birra Poretti, che peraltro avrebbe potuto sponsorizzare l’iniziativa? Il vecchio sedime c’è ancora anche se per riutilizzarlo sarebbe necessari lavori di disboscamento, di consolidamento e di riapertura della galleria che è stata “assorbita” dal birrificio. Il tram passava infatti più basso della strada attuale, fiancheggiava quella che era chiamata “la fontana degli ammalati” e il successivo ristorante delle grotte per poi passare a fianco della seconda galleria. Un percorso che non interferiva in nessun punto con la strada statale e che, riattivato, potrebbe garantire la massima sicurezza ai pedoni e ai ciclisti. Oltre ad avere un fascino particolare, scavato tra le rocce e con forte potenzialità di richiamo. La “ciclabile delle grotte” sarebbe una grossa attrazione turistica anche per l’ampia possibilità di realizzare nuovi parcheggi per rendere maggiormente fruibile il percorso.
Ma tant’è. Ora c’è un cantiere abbandonato, una ciclabile che si perde nei prati e vecchi cartelli che ricordano scelte perlomeno opinabili
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