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Opinioni

LE DUE FACCE DEL VOTO LOCALE

ROBERTO MOLINARI - 17/06/2022

elezioniCome sempre nel nostro Paese le tornate elettorali, siano amministrative per i comuni, siano invece regionali o europee sono vissute dal ceto politico come indicatori, nell’ordine, dello stato di salute di: governo, coalizioni, partiti, leadership.

Anche stavolta lo schema è questo, tuttavia con una variante: i quesiti referendari.

Come si sa, il quorum per la validità dei referendum non è stato raggiunto, anzi appare molto al di sotto (è intorno al 20% ) della fatidica soglia e questo malgrado il traino delle amministrative.

A caldo si è ascoltato l’inventore del cosiddetto “porcellum” che commentava il “fallimento” con la dichiarazione in perfetto stile trumpiano per cui il quorum non era stato raggiunto perché  un “complotto” era stato ordito  per scippare la vittoria ai sì (e quindi alla Lega salviniana promotrice dei quesiti ).

Senza dilungarmi troppo voglio solo registrare due fatti che a me paiono incontrovertibili al riguardo. La stanchezza degli elettori verso l’abuso del sistema referendario oltre a quesiti di non facile comprensione; la sconfitta politica  (l’ennesima ) del Capitano, che ancora una volta non l’ha imbroccata ed ha portato la Lega a braccetto con i radicali ad una battuta d’arresto spostando il centrodestra su posizioni incomprensibili soprattutto ai suoi elettori. Così dopo la storia del viaggio a Mosca abortito, così dopo il fallimento dell’azione referendaria, il rischio di una messa in discussione del segretario leghista appare sempre più probabile.

Un cenno sui dati nazionali in attesa dello svolgimento del ballottaggio.

Il PD è il primo partito, ma da solo non sfonda e ha il problema del “campo largo” che poi tale non è se mancano i centristi che non ne vogliono sapere dei 5stelle. I 5stelle ancora una volta hanno dimostrato la totale inconsistenza a livello locale e l’assenza di radicamento. Il centrodestra unito è in vantaggio, ma al suo interno c’è lo sfondamento della Meloni con FdI e la conseguente crisi di leadership di Salvini che vede sgonfiarsi definitivamente il progetto Lega nazionale e che, in diversi comuni, anche in Lombardia, ha una percentuale tra il 6 e 8%. Dunque, il tema principale per i prossimi mesi in ragione delle elezioni 2023 sarà se abbiamo di fronte vere coalizioni o semplici cartelli elettorali, l’aumento della conflittualità nel centrodestra dove la Meloni, dall’opposizione, è l’unica che cresce e tesorizza il fatto di essere, appunto,  all’opposizione e come  il PD potrà affrontare la caduta libera dei 5stelle ( campo largo ) e la coesistenza con i diversi centristi.

Nella provincia di Varese si votava in piccoli comuni, in alcuni addirittura ( 3 ) con un unico candidato. Il dato più significativo arriva da Cassano Magnago.  Risultato? Il ballottaggio è tutto a destra con il PD che non ha saputo o potuto allargare al civismo finendo così terzo e ben al di sotto della soglia dei due pretendenti arrivati al secondo turno.

Ancora una volta emerge una difficoltà generale del PD e del centrosinistra ad affermarsi nei comuni sotto i 50mila abitanti e vede il disagio, sempre del PD, nel costruire alleanze ampie con forze civiche cittadine nella nostra provincia salvo dove già c’è una esperienza condivisa di governo, vedi ad esempio a Besozzo. Insomma, il metodo Varese che ha portato alla vittoria per la seconda volta Galimberti non sempre trova epigoni.

Il centrodestra tuttavia non appare comunque in buona forma. La vicenda di Cassano Magnago dimostra quanto sia litigioso e quanto manchi una leadership provinciale in grado di tenere insieme le diverse anime. Anche qui la Lega salviniana è in profonda crisi e FdI ha un traino nazionale che gli consente di fare la voce grossa.

Questo scenario lancerà ovviamente una serie di movimenti che determineranno il prossimo Presidente della Provincia di Varese, ma anche un quadro non scontato sulle regionali e sulle politiche del 2023, in termini di coalizioni o cartelli elettorali, vero dubbio da sciogliere, sia in termini di candidature a livello locale dove, da un lato, per le regionali si vota con la preferenza, ma dall’altro, per le politiche non sappiamo ancora se voteremo con il devastante “rosatellum” o con altro metodo né se avremo liste bloccate (lo scempio della peggior partitocrazia) o con preferenza.

 Roberto Molinari, Direzione Provinciale PD Varese

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