Del convegno sul tema ““La tutela incondizionata del lupo porta all’estinzione dell’allevamento tipico dell’arco alpino. Come cambiare rotta” in programma a Crodo (Verbano-Cusio-Ossola) il susseguente 7 maggio si trova una video-registrazione su Youtube. Coordinato dal prof. Luca Battaglini dell’Università di Torino, l’incontro ha visto soprattutto l’intervento di allevatrici e di allevatori che hanno spiegato, sulla base di esperienze vissute, come sia impossibile la prossimità di greggi e di lupi. Non sto qui a soffermarmi su quanto a Crodo è stato detto e mostrato con foto e filmati indiscutibili, rimandando a tale video-registrazione.
D’altra parte in Italia, sotto la pressione di un ambientalismo ideologico, l’intera gestione della fauna selvatica è maldestra. Ci sono zone dove il proliferare incontrollato dei cervi e di altri ungulati causa danni gravi non solo ai boschi ma anche ai vigneti, altre (fra cui la periferia di Roma!) in cui la grande diffusione dei cinghiali non solo è di danno ma si accompagna a malattie che dilagano pure tra i maiali mentre l’orso marsicano abbandona le aree protette in cui viveva e cerca cibo entrando nei villaggi.
Il problema è che le masse urbane, le quali non hanno più né esperienza né memoria riguardo alla fauna selvatica, si lasciano cullare da tale ambientalismo ideologico con gravi conseguenze per chi ancora vive in montagna, in campagna e in genere nelle zone poco abitate. È importante che chi abita nelle città ricominci a rendersi conto del fatto che l’uomo non è un intruso nell’ambiente. Anzi, nell’ambiente è l’unica presenza consapevole e perciò ha in esso un ruolo e un dovere di governo. Le popolazioni rurali, che per ovvi motivi più di tutte conservano in modo diffuso tale coscienza, dovrebbero perciò venire specificamente interpellate quando si legifera in tema di ambiente. Viceversa, sotto la spinta di quell’ambientalismo ideologico di cui si diceva, non a caso di origine metropolitana, ad esse si guarda come a dei potenziali distruttori dell’ambiente da rimettere in riga. Ed è curioso ma indubbio che anche in ambiente cattolico, dove dal tempo di san Benedetto fino all’attuale Papa il concetto di custodia del Creato sta alla base di un ambientalismo sano, troppo spesso sotto la bandiera della custodia del Creato vengano affermate oggi tesi proprie dell’ambientalismo ideologico di cui si diceva, le quali niente hanno a che vedere con quella visione cristiana dell’ambiente di cui l’enciclica Laudato si’ è la testimonianza autorevole più recente.
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