Torna il soffio del Tresa e il languido srotolarsi delle onde sul lago di primavera, sotto la torretta di Colmegna. E torna la memoria dei giorni azzurri di Piero Chiara, quando Mondadori ne consacra il successo dopo la pubblicazione de “Il piatto piange”. Era il 1962.
Un successo che Piero, ormai ex cancelliere di tribunale divenuto fine esperto e conteur di preture e “uomini della legge”, commenterà in seguito, al fidato amico e curatore letterario Federico Roncoroni, con toni anche troppo modesti. “Poi, senza che avessi fatto nulla per meritarmelo, a cinquant’anni è venuto questo dono dello scrivere, e questo successo, quale che sia”.
È attorno al dono dello scrivere, di Piero e di tanti altri, innamorati della parola, che si incentra la vita di una rivista, Terra e Gente, Appunti di storie di lago e di montagna, giunta nel 2022 al suo ventinovesimo numero di pubblicazione annuale. In procinto di arrivare al trentesimo. Un anniversario importante, come scrivono nella presentazione l’Assessore alla cultura della Comunità montana Valli del Verbano Marco Fazio e il Presidente della stessa, Simone Eligio Castoldi.
A guidare la rivista è Serena Contini. Assidua studiosa del territorio, è affiancata da un manipolo di dotti cultori di storia locale: Francesca Boldrini, Federico Crimi, Elsa Damia, Ercole Jelmini, Stefania Peregalli, Gianni Pozzi, Emilio Rossi, Simona Zinanni.
Della copertina (disegno di Beltrame per la Domenica del Corriere del 6-13 novembre 1921) di quest’ultimo numero, avevamo già accennato a suo tempo. Ricordiamo che è dedicata a un centenario che ha oggi tristi coincidenze storiche di guerra e di morte per l’Europa. La ricorrenza, che si racconta nella rivista, col corredo di un interessante testo di Anna Pariani – e foto di archivio- è dedicata al Milite Ignoto. Terra e Gente ha ripreso quell’argomento e lo ha fatto suo, in uno sguardo di universalità storica e di ideali che s’allarga all’umanità intera.
Per quanto riguarda la storia locale, ben si attaglia alla rivista la ricerca di Battarino, uomo di legge a sua volta, che rievoca gli incontri, di Chiara, presumibilmente reali, nelle preture da lui visitate, da Cividale a Cuvio, patria nostrana questa del famoso pretore consacrato dallo stesso in pagine indimenticabili. E sempre della pretura di Cuvio racconta anche Gianni Pozzi. Non solo di fatti e misfatti, ma anche di multe pagate dai colpevoli o presunti tali.
Sempre accanto a Chiara si veleggia sulla pagina in compagnia di Alessandro Corti, autore del breve e piacevole saggio Le barche della Stanza del Vescovo.
L’interesse di Serena Contini sì appunta invece sul tenore Francesco Tamagno, immortale interprete di opere di Verdi e Mascagni, cittadino e ospite di Varese con la figlia Margherita, proprietaria della villa in Giubiano passata poi all’ospedale varesino. Una lunga e interessante vicenda, mai del tutto prima svelata, rivela in “Quando sprigioni tu i magici accenti” l’affresco di un’epoca che offriva momenti di alta convivialità e godimenti culturali. La domanda di Contini sul destino dell’antica Villa del Pero, trascurata e dimenticata dalla città nel tempo, e dei suoi preziosi cimeli collezionati dallo stesso Tamagno, appare d’obbligo in un saggio così ricco di preziose informazioni. E merita risposte.
Altri ricordi sfilano, come quello di Tommaso Bonfiglioli (1870-1948), una vita filtrata dall’archivio di famiglia e dalla ricostruzione di una nipote. Ravennate di Alfonsine, giunto ancor giovane dalla sua terra, fu dipendente e ispettore capo della dogana internazionale luinese dal 1895 al 1934. Vissuto con la famiglia tra Luino e Varese, qui chiuse la sua operosa vita. Di Sergio Redaelli è la biografia di Gianni Minola Cattaneo, camicia nera, poi scrittore e avvocato a Milano, vicino a Enrico Mattei. Il sentiero degli ebrei di Michele Mancino, racconta il percorso doloroso di chi cercava invano scampo nella vicina svizzera, dopo le leggi razziali del 1938.
Di Enzo R. Laforgia è il vivo ricordo dedicato a Enrico Bonfanti, sindaco comunista di Varese. Mentre il martirio di Enrico Riziero Galvaligi, figlio di Brinzio, rivive nelle belle pagine di Riccardo Prando, scrittore e giornalista. Alla natura del territorio e alla memoria dei luoghi e della lingua richiamano gli interventi di Francesca Boldrini, Emilio Rossi, Elisa Scancarello, Gregorio Cerini e Giorgio Roncari.
Un ricordo di Gino Oprandi, già ragazzo di bottega di Alfredo Morbelli, e fotoreporter a del quotidiano locale varesino La Prealpina, è offerto dalla figlia Luisa -custode dell’archivio paterno, e di immagini di una Varese tanto amata, e perduta negli anni ‘60.
Aleggia lieve la poesia di Fabio Scotto, professore ordinario di letteratura francese all’università di Bergamo, spezzino residente a Varese.
“La vita è calma adesso/ nel pieno canto della sera”.
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