Anzitutto una premessa. Promuovere dei referendum che chiamano alle urne più di 51 milioni di italiani e che costano un occhio e poi neanche sostenerli come fa la Lega perché sa che non si raggiungerà la soglia del 50%, e non vuole intestarsi la sconfitta, è da irresponsabili.
Seconda e conseguente considerazione. Promuoverne la discussione è in ogni caso una funzione importante della vita democratica. Nei referendum i modi validi di votare sono tre: per il SI, per il NO, per il NON VOTO allo scopo di farli fallire. Ma anche chi sceglie quest’ultima legittima strada non dovrebbe rinunciare a partecipare al dibattito e a spiegare le ragioni dell’astensione anziché chiudersi nel silenzio.
1) Il primo referendum riguarda l’abolizione della legge SEVERINO. È la legge che ha causato l’espulsione di BERLUSCONI dal Senato ed è il quesito su cui il mio NO è granitico. Che quella sentenza fosse giusta o ingiusta non rientra per nulla in questo dibattito. È assolutamente sbagliato che parlamentari, membri del governo, consiglieri, assessori regionali e amministratori locali possano essere eletti e restare in carica anche dopo le sentenze definitive su reati gravi o contro la pubblica amministrazione: un enorme passo indietro.
Sarebbe invece giusto eliminare dalla legge SEVERINO la sospensione degli amministratori regionali e locali dopo soltanto una sentenza di primo grado. Questa norma assurda si può cambiare esclusivamente con una nuova legge fatta in Parlamento. Davvero un peccato che la riforma CARTABIA, in attesa dell’esame del Senato dopo essere già stata approvata dalla Camera, non modifichi nulla a questo proposito.
2) Il secondo referendum riguarda la limitazione delle misure cautelari. L’abuso di questa norma nel corso degli anni è manifestato da numeri certificati dalla stessa magistratura ad esempio i risarcimenti pagati dallo Stato per le detenzioni indebite. Voto SI, perché la carcerazione preventiva viene ridotta ma non eliminata con il referendum.
3) Il terzo quesito riguarda i magistrati e la separazione delle funzioni. Oggi “la porta girevole” da pubblico ministero a giudice e viceversa è consentita quattro volte nella vita ed è davvero troppo. Ma la riforma CARTABIA restringe la possibilità ad una volta sola e mi sembra accettabile. Il mio voto è quindi NO.
4) Il quarto quesito riguarda la valutazione sull’operato dei magistrati anche da parte degli avvocati e dei docenti universitari di materie giuridiche che siedono nei Consigli giudiziari di zona. È una materia troppo tecnica e il mio sarà convintamente un voto bianco. La riforma Cartabia, va detto, rimedia in parte al problema.
5) Il quinto quesito riguarda l’elezione dei componenti togati del CSM. Anche questa è materia complicata e tuttavia mi pare ragionevole l’obiettivo di ridurre l’impatto delle correnti (politiche) dei magistrati sulla vita e sui percorsi della Giustizia. Il mio voto sarà un SI avvalorato dal fatto che tutto ciò che di negativo si supponeva esistesse è stato confermato dall’inquietante caso PALAMARA. La riforma CARTABIA propone una limitazione della degenerazione correntizia che però mi pare troppo modesta e parziale.
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