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Cultura

STREGATI

RENATA BALLERIO - 03/06/2022

stregaCi sono notizie importanti, elitarie, di nicchia. Notizie che invecchiano prima ancora di diventare tali. Tutto questo è ovvio. Forse è meno ovvio far emergere da alcune notizie, apparentemente secondarie, non solo opinioni “mordi e fuggi” ma  un mondo di idee e di ricordi.

L’occasione ci viene data spesso da notizie che non si trovano in prima pagina ma in quelle riserve – riserve da proteggere – che sono le cronache culturali. Facciamo un paio di esempi. Venerdì 27 maggio è stata comunicata la cinquina dei finalisti al prestigioso premio Campiello, che proprio quest’anno festeggia i sessant’anni della sua ideazione e che premiò giustamente nel 1963 il romanzo La Tregua di Primo Levi. Un premio che racconta molto della storia culturale italiana.

Proprio per questo degno di nota è ricordare come a conclusione della Fiera del Libro di Torino sia stato assegnato il premio Strega Europeo. Un nome che invita a riflettere anche sulla storia umana di molti vincitori. Basti ricordare Katia Petrowskaja, vincitrice nel 2015 con Forse Esther. La scrittrice, nata a Kiev, ha studiato in Estonia e in Columbia, si è laureata a Mosca ed è giornalista in Germania. Quando vinse il premio ricordò che per lei fu importante scrivere il romanzo in tedesco perché farlo in ucraino sarebbe stato fare solo un memoriale. Insomma la forza della parola e della lingua. Per tanti motivi è, dunque, giusto ricordare  lo Strega Europeo, la cui prima edizione si ebbe nel 2014, in occasione del semestre di Presidenza italiana dell’UE.

E questa informazione si carica di valore anche grazie alle parole pronunciate dallo scrittore e poeta bulgaro Georgi Gospodinov, vincitore nel 2021, quando a marzo di quest’anno vennero indicati i finalisti. Per l’occasione lo scrittore ha sottolineato che il premio, giunto alla nona edizione, assume un significato ancora più simbolico rispetto agli anni precedenti, poiché si sta vivendo un periodo funestato dalla guerra. L’Europa si è risvegliata emotivamente – disse –  deve affrontare un test esistenziale ed è pronta. Ben sappiamo come non solo a livello personale ma anche collettivo le emozioni aiutino a creare una identità. O almeno siamo legittimati a sperarlo.

Non è un caso che quest’anno sono state premiate anche le traduttrici Federica di Lella e Emanuela Bonaccorsi, perché “segno tangibile dell’importanza che hanno le traduzioni come  strumento  di dialogo e di conoscenza”, secondo quanto si legge nella motivazione dello Strega. Parole di monito.

E molto fa riflettere l’assegnazione ex aequo ad Amélie Nothomb con il romanzo Primo sangue e a Mikhail Shishkin con Punto di fuga. Sono due romanzi bellissimi, editi da due piccole ma importanti case editrici (e qui sarebbe necessaria un’altra riflessione): Voland, specializzata in letteratura slava ma che ha fatto conoscere da anni in Italia l’intensa scrittura autobiografica della Nothomb e la casa editrice 21 Lettere. Vere testimonianze di  quella cultura e letteratura alle quali non rinuncia il coraggioso impegno di alcune case editrici. Quella letteratura che per la signora Elvira Sellerio era inscindibilmente connessa al divenire delle infinite trame della vita.

Tutte considerazioni utili ma – soprattutto – responsabilmente bisogna conoscere lo scrittore, indicato da alcuni come dissidente russo esule, ormai dai anni, a Zurigo. L’informazione è esatta ma rischia di essere strumentalizzata in questo periodo. O peggio etichettare in modo riduttivo uno scrittore che “quando ti capita tra le mani ha la capacità di fermare lo spazio e il tempo, di far contorcere tutto intorno alle proprie pagine, trasferendo la realtà su un altro piano… ma incredibilmente nelle sue pagine non ci sono fughe dalla realtà ma al contrario immersioni totalità nell’attualità. Un’immediatezza data però non attraverso la mera cronaca ma da uno sguardo più profondo che passa dalla interiorizzazione di una realtà”.

Un giudizio critico comparso sul sito estetica-mente da condividere e su cui riflettere.

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