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Pensare il Futuro

SENZA PRIMAVERA

MARIO AGOSTINELLI - 27/05/2022

climaQuesta la notizia riportata dal Guardian del 30 Aprile 2022, e quasi oscurata dagli atroci annunci delle guerre e dalle emergenze che sembrano segnare il corso di questi ultimi anni: “Il 28 aprile in India le temperature massime dell’aria hanno raggiunto i 43-46 gradi Celsius nella maggior parte del Rajasthan, Vidarbha, Madhya Pradesh e Uttar Pradesh orientale; in molte parti del Gujarat, Odisha interno e in alcune parti del Madhya Maharashtra. Le temperature a terra erano molto più alte, come ha rilevato il satellite Sentinel 3 del programma Copernicus dell’Agenzia spaziale europea (Esa). La missione Sentinel-3 è stata in grado di ottenere una misurazione accurata della temperatura superficiale del suolo, che ha superato i 60 gradi Celsius in diverse zone. I dati mostrano che la temperatura superficiale a Jaipur e Ahmedabad ha raggiunto i 47°C, mentre le temperature più calde registrate sono a sud-est e a sud-ovest di Ahmedabad (nel Gujarat, ndr) con temperature massime della superficie terrestre di circa 65 gradi Celsius: condizioni al limite della vivibilità.

Questa è la prima volta in decenni che il Pakistan sta vivendo quello che molti chiamano un “anno senza primavera”, ha affermato la ministra pachistana per il cambiamento climatico, Sherry Rehman, definendo l’ondata di calore che sta colpendo il Paese una «crisi esistenziale». Anche in Asia si stanno sciogliendo i ghiacciai nel nord del Paese a un ritmo senza precedenti: al contempo le riserve di acqua nelle zone più calde sono gravemente compromesse, con il rischio che manchi nei prossimi mesi.

Le ondate di calore sono gli eventi estremi più pericolosi anche per gli esseri umani, in termini di aumento dei tassi di mortalità, soprattutto tra le persone che hanno più di 75 anni. Inoltre, la resa delle colture di grano è scesa fino al 50% in alcune delle zone più colpite dalle temperature estreme, aggravando i timori di carenze globali dopo l’invasione della Russia in Ucraina, che ha già avuto un impatto devastante sulle forniture.

Al contempo le alte temperature hanno fatto aumentare la richiesta di elettricità, mettendo in crisi l’industria energetica: in Pakistan, la fornitura della corrente elettrica è stata tagliata per nove ore al giorno. La carenza di carbone nel Subcontinente indiano coincide con la maggiore richiesta di questo combustibile fossile in Europa, a causa della guerra in Ucraina. Un altro esempio di come il surriscaldamento globale e la sua nuova normalità acuiscano tutte le crisi globali, moltiplicandone gli effetti soprattutto nei Paesi più poveri.

Non possiamo certo dimenticare che ben sette anni fa, Francesco aveva ammonito nella Laudato Sì che l’Antropocene presentava tre grandi emergenze concomitanti, non più dilazionabili: il brusco cambio del clima, l’enorme crescita di povertà e rifiuti umani nel mondo, il pericolo di una terza guerra mondiale con la minaccia della distruzione nucleare.

Con grande lucidità e con un linguaggio accessibile e affascinante ci veniva detto che solo un cambiamento strutturale del sistema di produzione e di consumo avrebbe potuto affrontare un declino irreversibile che si sarebbe riflesso sulla biosfera e sull’attività della specie umana in particolare. In questi sette anni l’ascolto dei governanti e dei potenti è stato irrilevante e la crisi politica sembra trascinare l’intero pianeta verso la fase peggiore della nostra presenza, a spese di un Universo che è rimasto interconnesso per ben 14 miliardi di anni, prima che la specie umana ne logorasse la sopravvivenza in un exploit di manufatti, tecnologie, sprechi, predazioni, che durano da poco più di centomila anni: dacché l’homo sapiens si è autoproclamato epicentro e padrone del mondo. Siamo ancora in tempo… o il tempo viene ormai a mancare? Attrezziamoci davvero ad affrontare la catastrofe e a rimediarne i danni, anziché rimandare continuamente quello spirito di fratellanza che potrebbe preservare la vita sulla Terra.

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