Le nonne dicevano “l’ha detto la televisione”, e quindi era vero: nessun dubbio al riguardo. Ma è ormai da quarant’anni, diciamo dall’arrivo delle tv private, che questo assioma è stato smentito in modo marchiano: la tv non è realtà. Non lo sono i reality show, non lo sono i quiz, non lo sono i talent show, non lo sono i filmati com le papere dei conduttori, non lo sono persino molti dei servizi a telecamere nascoste, nemmeno ci si può fidare dei dibattiti. Uno dei più importanti autori televisivi italiani, Marco Posani, ha sintetizzato proprio pochi giorni fa: “è solo televisione, per la verità rivolgetevi a qualcun altro”. Lo ha affermato analizzando i talk show che trattano la guerra in Ucraina: non si tratta di approfondimento giornalistico – sostiene Posani – bensì di una semplice ma scientifica contrapposizione tra posizioni divergenti, anche laddove – ed è questo il caso – una delle due sia palesemente anti-storica e anti-fattuale. Non importa chi la esprima e a quale titolo, l’importante è che lo faccia (in certi casi, che abbia il coraggio di farlo…).
Lo stesso AD della Rai, Carlo Fuortes, intervenendo sul tema nei giorni della polemica rovente sulla presenza a pagamento a “CartaBianca” del prof. Orsini, assurto agli onori delle cronache per le sue ostentate posizioni filo-russe, ha sentenziato: “Nel servizio pubblico, l’approfondimento giornalistico mal si concilia con la formula del talk show, più adatto invece ad argomenti leggeri, di intrattenimento”. Con una sola frase, il boss di Mamma Rai ha insomma mandato al macero ore, ore e ore di palinsesto riempito in questo modo – e con molta disinvoltura – ogni giorno della settimana da almeno vent’anni, sui canali dell’azienda che amministra.
La TV è un coacervo di falsità? Un avvenimento di questi giorni consoliderebbe la fondatezza di quanto in premessa. Mi riferisco alla rissa tra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini al Maurizio Costanzo Show, talk show che ha festeggiato settimana scorsa il suo quarantesimo anniversario. Nella puntata non c’erano contenuti memorabili (i maligni sostengono che non ce ne siano ormai da anni) ma una moltitudine di persone – anche i ragazzini di quindici anni, che mai guarderebbero Costanzo – si sono divertiti a visualizzare e condividere quell’agghiacciante scena di rissa tra due attempati – ormai bolsi ma sempre guerrafondai nell’animo – che si accapigliano in un crescendo perfetto: si alzano, si spintonano, uno cade grossolanamente. Una scena alla Bud Spencer e Terence Hill ma se possibile ancora più farlocca, consumatasi sotto gli occhi degli archetipici “testimoni”, Albano e Iva Zanicchi, ovviamente rimasti impassibili, quasi fossero al corrente della sceneggiatura (in gergo televisivo si dice “briffati”). Si, perchè in tanti hanno pensato che si sia trattata di una ‘gag’ scritta a tavolino: il talk vive di contrapposizioni e non di argomenti, come dice Posani. Un momento – questo della rissa Mughini/Sgarbi – che era stato anticipato (in gergo televisivo “spoilerato”) con grande enfasi sui media già giorni prima della messa in onda: quando il programma è stato trasmesso, erano almeno quarantotto ore che sul web non si parlava d’altro, la scena era già stata visualizzata centinaia di migliaia di volte (in gergo social si dice “virale”), si era creato un “hype” formidabile, cioè proprio quel che serviva per non far passare inosservata l’augusta ricorrenza del quarantennale. Se le cose stanno davvero così, fossi in Costanzo, darei un aumento all’autore che ha escogitato l’eclatante siparietto (…e non escluderei che lo debba dare a sé stesso).
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