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Attualità

QUATTRO COLPE

EDOARDO ZIN - 13/05/2022

Le bandiere NATO ed Ucraina

Le bandiere NATO ed Ucraina

Una barbarie che non credevamo più possibile continua in Europa. Il conflitto si è esteso dai territori in guerra agli altri Paesi spettatori che si sconfessano a vicenda. Si è incancrenita all’interno di uno stesso Paese con l’odio e il rancore dei partigiani dell’una e dell’altra parte. Si è fatta cruenta tra i cristiani e gli operatori di pace che sostengono l’evangelico “non uccidere” e coloro che difendono la guerra “giusta”. Si è vivacizzata tra fratelli che credono nel Vangelo di Gesù. È difficile per me trovare motivi per difendere gli uni e gli altri. Ogni guerra non è solo lotta tra il bene e il male. Tutte sono contro l’uomo. Preferisco ricercare alcune cause di questo massacro compiuto in Ucraina e, davanti alle colpe di noi europei ed occidentali, riflettere e condannare la nostra ignavia.

Tra gli azzeccagarbugli che, pur di difendere le loro tesi sfruttano la loro posizione di visibilità al punto di negare tesi storiche ormai assodate da seri studi storici, sono pochi coloro che ricorrono ai fatti. Occorre essere lapalissiani: uno Stato ha violato la sovranità territoriale di uno Stato vicino, ha disperso la sua gente, ha perpetrato crimini scellerati e forse nuovi nella loro spregiudicatezza sulla popolazione inerme. Lo Stato aggredito ha reagito creando a sua volta distruzione, morti, feriti, sfollati.

Ci poniamo la domanda: “Si poteva evitare questo spargimento di sangue?” Da quello che possiamo conoscere – e certamente non dalle intenzioni bellicose dell’aggressore – ci sembra di rispondere affermativamente.

Primo. Si poteva evitare se, discioltasi la Confederazione Russa, gli “occidentali” non avessero fatto a gara per addomesticare la realtà, guardando ai propri interessi economici, civettando con Putin, celebrandolo come il nuovo idolo del nuovo liberismo, dell’ “autocrazia,” così eufemisticamente chiamiamo la sua dittatura, mentre massacrava il popolo ceceno, invadeva l’Afghanistan e preparava il terreno per realizzare quella terra bruciata che nella storia era stata prodotta prima da Napoleone e poi da Hitler. Solo che quel territorio, nel frattempo, è divenuto Stato dell’Ucraina.

Secondo. Da oltre settanta anni, l’Unione Europea ha assicurato la pace all’interno degli Stati membri, ma nello stesso tempo si è lasciata trasportare a rafforzare una struttura puramente economica. La finanza, lo stretto rigore, l’osservanza maniacale del pareggio di bilancio, nel frattempo, hanno sganciato dall’etica i valori su cui poggia la costruzione europea: la pace, la solidarietà, la prosperità, la comprensione reciproca. Quando in un organismo politico l’economia prevale sull’etica nascono i nazionalismi, le ideologie, la propaganda che blandiscono gli uomini al punto di credere che esso sia fondato non su uno spirito di collaborazione, ma di contrapposizione. Solo oggi, quando ci si accorge che la guerra è alle porte, si parla di politica estera comune, di esercito comune e in un sussulto di solidarietà i paesi dell’est partecipano all’accoglienza di profughi ucraini mentre lasciano ai malcapitati paesi del sud la soluzione della condivisione dei migranti.

Terzo. La NATO. Era accettabile che un Paese NATO, come la Turchia, si rifornisse di armi russe per attaccare i curdi che ci avevano difesi dall’ISIS? È legittimo che nell’attuale conflitto russo-ucraino, la NATO – che è un’organizzazione militare a scopo difensivo – si sia dichiarata contraria alle condizioni poste dal presidente Zelenski per una tregua? Perché la NATO ha sovvertito obiettivi e modalità d’intervento contrarie alle sue regole?

Quarto. Perché l’ONU ha progressivamente reso insignificante la sua nobile funzione di risolvere controversie fino a rendersi esautorata dai Paesi del Consiglio di Sicurezza e non ha varato oggi una risoluzione dell’Assemblea Generale simile a “Uniting for peace” che nel passato aveva contribuito a superare lo stallo del Consiglio di Sicurezza?

Sono colpe, se tali sono, di cui si sono macchiati entrambi gli schieramenti.

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