(S) Se nella retorica tradizionale agli Italiani piace autodescriversi come UN POPOLO DI EROI, o meglio: Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”, un recente sondaggio sembra dimostrare il contrario. Secondo il CENSIS, Il 75,4% degli italiani dichiara di non sentirsi sicuro quando frequenta luoghi affollati (la percentuale scende del 67% tra i più giovani). Il 59,3% ha paura di camminare per strada e di prendere i mezzi pubblici dopo le otto di sera (la percentuale resta al 59,8% anche tra i più giovani).
(C) Ma va là, che quella è solo una sbruffonata di Mussolini, guarda caso proprio quando la Società delle Nazioni deliberò le sanzioni, definite ‘inique’, a causa dell’impresa (non guerra) d’Etiopia. Il sentimento profondo degli italiani non né l’eroismo, né la paura, ma una ragionevole prudenza, determinata dalla consapevolezza di una sostanziale debolezza, non del carattere, ma del sistema economico e istituzionale. Sappiamo troppo bene che agli annunci ottimistici quasi mai fa seguito la realizzazione del bel programma annunciato. Così è facile che prosperino i profeti di sventura, che dall’istillare paure di vario genere nella gente traggono qualche beneficio, per la politica, la carriera o gli interessi personali. Non è stato così durante la pandemia.
(S) E non è finita, il virus star Pregliasco ha testé annunciato la previsione di 20 milioni di contagiati per il prossimo autunno.
(O) Già, alla trasmissione comico-satirica “Un giorno da pecora”, dove normalmente i politici si travestono da comici e i comici da politici.
(S) Normalissimo anche questo. Seguo spesso la trasmissione di Crozza, che ormai fa solo satira politica, ma trovo più divertenti gli originali che le parodie.
(C) Cerchiamo di rientrare nella serietà almeno noi. Vi offro un altro sondaggio, meno paradossale, relativo alle conseguenze della guerra in Ucraina. Nonostante le vivacissime polemiche televisive e l’apparente presenza di una consistente armata rossa di filoputiniani, sembra che nessuna delle paure suscitate dalla guerra coinvolga più del 50% degli italiani, a differenza di quella della pandemia. La paura per le conseguenze economiche è nelle prime 3 posizioni per il 50% degli intervistati. Seguono quella che il conflitto possa estendersi (45%) e che porti all’utilizzo di armi nucleari (41%).
(O) Quest’ultima mi pare stranamente bassa. Le minacce di uso di armi nucleari non erano mai state pronunciate in modo così esplicito e soprattutto abbassando il livello della soglia d’impego, non più come ritorsione ad un attacco della stessa natura, ma per garantirsi il non intervento anche con armi convenzionali. Io, che sono l’ottimista per definizione, passo dalla parte dei preoccupati.
(S) Ora voglio esagerare anch’io: basta con i sondaggi e basta con la retorica. Roba buona solo per una raccolta di cattivi successi elettorali. Cattivi perché non duraturi. Vi siete accorti, ovviamente sì, che la retorica della guerra ha fatto quasi scomparire il tema pandemia e veramente del tutto quello del riscaldamento globale? Con buona pace delle statistiche vere che parlano di milioni di morti per la pandemia e di quelle meno matematiche ma altamente probabili che dicono la stessa cosa per il clima. Orbene, il popolo di prudenti italiani, come li definisce Costante, è bene che si dia una sveglia. Ma come e perché? Se nemmeno una guerra alle porte ci fa cambiare atteggiamento e restiamo rinchiusi nelle nostre individuali, forse anche egoistiche, preoccupazioni? I profeti di sventura hanno gioco facile e chi incita al coraggio non può che passare per moralista da strapazzo o, peggio, guerrafondaio.
(C) Il coraggio se uno non ce l’ha, non se lo può dare. Non solo don Abbondio, anche Pietro, prima del canto del gallo. Ma ci può essere dato, se abbiamo appena un granello di fede, non per sognare mondi perfetti, ma per guardare la realtà, l’immensità del dolore provocato tanto dalle azioni di altri quanto dalle omissioni magari anche mie. Allora trovo il coraggio di pensare che forse posso rinunciare anche a qualcosa di più che al condizionatore acceso, che forse sarà giusto diversificare le fonti d’energia, ma che sarà ancora più giusto offrire una mano amica e una collaborazione reale ad entrambi i popoli trascinati dalla paura in questa assurda tragedia. Non parafrasiamo: vorrà dire mettere mano al portafoglio per la ricostruzione. Questo coraggio di pensare alla riconciliazione e alla ripresa di rapporti normali non l’ha avuto nessun governante, neppure quelli che non si sono schierati. Solo il Papa, inascoltato.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
You must be logged in to post a comment Login