Non è che usciti dal “secolo breve” ci siamo infilati nel “secolo lungo” o magari “lunghissimo”? La definizione di secolo breve fu coniata da Ertc J.Hobsbawn che così titolò il suo ponderoso saggio storico dal 1914 al 1991, considerando quel periodo come “l’epoca più violenta della storia dell’umanità”.
Purtroppo gli anni del 2000 che stiamo vivendo non scherzano in fatto di violenze e di morti. Quelli che hanno in mano le leve del potere, specialmente se hanno caratteristiche autocratiche, non sono leggeri con l’uso delle armi che rivolgono contro i così detti “nemici” che, a ben guardare, sono invece loro fratelli.
Proprio questo ci rende perplessi: nelle 34 guerre verificatesi in vari siti dei continenti, le vittime hanno lo stesso sangue dei carnefici! Anche Caino era fratello di Abele, ma potrebbe anche essere l’ora di piantarla, mettendoci sopra una pietra, dopo tanti secoli…
È questo che ci fa dire che siamo finiti nel secolo troppo lungo, come appena ipotizzato. Cosa si aggiunge di nuovo nella realtà economica e politica degli attuali tempi rispetto al passato? La globalizzazione: il mondo è diventato piccolo, creando situazioni particolari a cui troppi, che pur dovrebbero essere preparati per la loro posizione politica, non sanno far fronte. Nel contempo c’è grave crisi del libero mercato, bandiera del liberismo.
Sintetizzando: guerre, globalizzazione, libero mercato annaspante (parecchi economisti lo considerano morto tranne che per le aziende piccole) a cui possiamo aggiungere i pericoli di pandemie che compaiono con frequenza sempre maggiore, rendono questo nuovo secolo ricco di ombre nere, lugubri, intense e molto lunghe, anzi lunghissime.
Vien da chiederci: perché non sono possibili incontri diplomatici grazie ai quali risolvere i problemi, piuttosto che sprecare risorse immense, vite umane (si dimentica troppo spesso che la nostra vita è unica) e grandi sofferenze con le guerre?
Forse le azioni diplomatiche necessitano di tanta intelligenza mentre dichiarare guerra è molto facile: gestirla bene però è molto difficile. Le menti sagaci per farlo sono poche, come la passata Seconda Guerra Mondiale ha mostrato. Sia dalla parte degli Alleati che dall’altra, i generali veramente bravi si contarono sulle dita delle mani. Disastri militari avvennero specialmente quando i tiranni, che comandavano, si improvvisarono loro strateghi. In seguito furono “siringati” i generali che avevano ubbidito, proprio come avviene anche ora: è stato punito un comandante che si è visto affondare una nave, ma lui aveva tutte le notizie necessarie del caso? I servizi di spionaggio avevano avvertito che i nemici, considerati deboli, in realtà avevano a disposizione missili potenti?
È poi da sempre la violenza genera reazioni più violente! Dai, torniamo all’uso della diplomazia: anche lei avrà tanti difetti, più difficile, più complicata, meno spettacolare ma costa molto molto meno sia economicamente che in termini di vite umane e non si resta con in mano tante macerie, tanti beni distrutti e con i volti pieni di lacrime.
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