Parigi. Domenica 10 aprile. L’appuntamento, come convenuto, è al caffè Beaubourg, verso mezzogiorno, Ad attendermi c’è un caro amico, deputato eletto nelle liste de “Les Républicains”. Ho desiderato incontrarlo perché mi facesse un quadro della società francese che oggi va a votare per il primo turno delle elezioni presidenziali. Alle mie domande risponde chiaramente, in modo cartesiano. Non ama i fronzoli né gli orpelli.
Quali sono i mali della politica francese? “Sono due: lo sbriciolamento dei partiti, a causa dei numerosi coffee shop televisivi che esprimono opinioni, ma non idee, per colpa di noi uomini politici che ci rivolgiamo ai cittadini per ottenere un voto, ma non li informiamo seriamente sui grandi dibattiti collettivi. L’idea di democrazia che presentiamo a loro è quella come un aggregato di individui isolati e non un insieme di persone e delle loro convinzioni anche contrapposte, ma che convergono con mediazioni per difendere la democrazia. A contendersi l’Eliseo sono 14 candidati. Il centro è rappresentato da Emmanuel Macron, la destra, da Marine le Pen e la sinistra da Jean Mélenchon. Gli altri satelliti potrebbero benissimo aggregarsi a questi tre raggruppamenti: noi, repubblicani, eredi di De Gaulle e di Chirac, potremmo benissimo unirci a Macron, così pure Jean Lassalle; l’estremista di destra Eric Zemmour e Nicolas Dupont potrebbe associarsi con la le Pen; Lotta operaia, la piccola pattuglia socialista guidata dal sindaco di Parigi, i Verdi, i comunisti di Roussel e gli anti-capitalisti di Potou potrebbero stare con la sinistra. Sai perché non lo fanno? Sono legati agli interessi del comune di cui sono sindaci e, davanti alle urgenze che impongono loro di situarsi nel tempo dalle larghe visioni, della prospettiva, sono legati agli interessi particolari del loro clan”.
“Questo fenomeno è visibile anche da noi, in Italia. Quando un uomo politico, talvolta di valore, non condivide l’idea della maggioranza non cerca l’avvicinamento alle altrui idee, se ne va, sbattendo la porta e fonda un nuovo partito, magari aderendo ad un gruppo misto”. – convengo con l’amico – “E il secondo male qual è?”
“È il populismo, una forma di degenerazione della politica. Il radicamento del voto estremista e l’astensione rivelano la crisi della nostra società, proprio nel momento in cui l’ira rischia di riaccendersi. Durante il suo mandato, il presidente ha guardato a destra e ha contribuito alla normalizzazione di Marine le Pen, ha sfavorito le classi più vulnerabili che hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto; stigmatizzando la minoranza musulmana, giudicata pericolosa, ha dato una mano alla le Pen. Insomma, siamo una democrazia in pericolo!”
Giovedì 21 aprile. Rientrato a casa, assisto alla TV al “duello” tra Macron e la le Pen. Mi faccio l’idea che la riconferma di Macron all’Eliseo sia molto probabile. Madame non sa replicare con dati certi alle esposizioni e alle richieste di Macron. Si limita a dire: “C’est faux”, ad inneggiare alla “grandeur” della Patria. È incerta nel confutare la proposta macroniana sull’età pensionabile, è imprecisa in merito alla pianificazione economica, al ruolo del nucleare nella politica energetica, sulle istituzioni della quinta repubblica, sull’alleanza con gli USA. Ha una strana idea dell’Europa: quella delle nazioni, in cui le leggi nazionali prevalgono su quelle comunitarie. Rabbrividisco nell’udire che, in piena guerra genocida in Ucraina, anche lei è stata finanziata dalla Russia per la sua campagna elettorale. Come cinque anni fa, alita sulle inquietudini dei suoi compatrioti, soprattutto sull’aumento dell’inflazione. Si ripromette d’imporre delle sanzioni alle donne musulmane che indossano il velo in pubblico: insomma, le sue posizioni sono estremiste come cinque anni fa! Vedremo come finirà domenica prossima.
Domenica 24 aprile ore 20.14. Mi arriva un messaggio di mio figlio “Macron 58% – le Pen 41%”. La Francia non è stata travolta dall’uragano del populismo, ma non si è liberata dai grandi problemi sociali che l’affliggono. I problemi ci sono, ci sono pure le soluzioni: un’Europa unita per affrontare queste sfide, coraggio e lungimiranza. È la nostra speranza.
You must be logged in to post a comment Login