Si chiama Siro. E vien l’uzzolo d’anteporre un San al nome. San Siro. Come il venerato, primo vescovo di Pavia. E come lo stadio di Milano, che se potesse dedicherebbe un’ovazione al personaggio di cui andiamo a dir qualcosa.
Siro Della Flora, settantasei anni, lavoratore da quando ne aveva quattordici, originario dell’Alto Milanese, titolare a Rescaldina dell’impresa Metallurgica Legnanese, ha fatto cronaca nei giorni pasquali destinando un regalo di 1500 euro a ciascuno dei suoi 42 dipendenti. Motivazione: la crisi economica, causa guerra, pesa molto su tutti. Moltissimo su alcuni. Dunque bisogna aiutare chi sta in maggiori ambasce, e tocca a chi pur in angustie conta su migliore disponibilità finanziaria. Io per primo.
Pensato e realizzato. Inserendo nella busta paga la voce “bonus energia”, Siro vi ha affiancato la cifra dell’una tantum in favore della sua manodopera. Che poi, sua manodopera, è espressione da lui aborrita. Si considera infatti un primus inter pares, ovvero padrone-operaio. Eguale agli altri che stanno in azienda. Teoricamente sottoposti, praticamente no. Ha dichiarato al Corriere della Sera: “Non sono il tipo di titolare chiuso in ufficio, sono un collaboratore tra i miei collaboratori. Vivo la giornata in mezzo a loro. Un’azienda funziona bene se ha buoni operai. Non voglio fare della retorica, ma dev’essere come una grande famiglia. Se non hai validi collaboratori, ne fai poca di strada”.
Siro ha iniziato a rimboccarsi le maniche da “fioeurell”, assunto in una trafileria della zona. Giornate toste, orari lunghi, mazzo quadro. Viene il giorno in cui il giovincello fa notare ai proprietari la sproporzione tra il dare e l’avere: gli chiedono molto e gli corrispondono poco. Zero straordinari, per esempio. Muro d’ascolto, dialogo chiuso. E perciò arrivederci. Il ragazzo divenuto maggiorenne non ha soldi, ma la patente di camionista. Qualche amico gli concede credito, può partire l’attività d’importazione e commercializzazione d’acciai speciali.
Un viaggio dopo l’altro, rincorsa presa, successo conquistato. L’iniziale capannone di 200 metri quadrati dove riparare le merci diventerà negli anni di 35 mila. Atri 15 mila sono in costruzione.
Siro è uno di quelli che “…non mi basto mai”. Traduzione: m’impegno al limite perché il capo dev’essere l’esempio. Pretendere il massimo da sé stessi così da poterlo esigere dagli altri. Il metodo funziona. Ha sempre funzionato. Funzionerà ancora. Fra i tanti che si piangono addosso, Siro sorride evangelicamente alle difficoltà: non c’è diversa maniera di batterle. Si chiama forza dello spirito. La predicava anche l’omonimo vescovo, compiendo (sembra) prodigi in quantità. Pure la magherìa di questo inconsueto contemporaneo lo è. E ci regala lo zenith della fiducia mentre siamo al nadir del pessimismo: l’energia morale che supplisce l’energia elettrica. La migliore delle rinnovabili resta la fede: in sé, negli altri, in qualcuno/qualcosa che li riassume.
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