Tra gli aspetti che rendono l’ultimo film di Woody Allen “To Rome with love” tra i meno riusciti del regista newyorchese, ci sono anche quelle immagini della capitale da cartolina, stereotipate e soprattutto senza traffico.
Il vigile solitario in Piazza Venezia, Trastevere, piazza di Spagna: chi abita a Roma sa che certi luoghi é impossibile vederli senza la morsa asfissiante del traffico. Presentarli come il volto abituale della città è rendere un cattivo servizio ai suoi abitanti alle prese con un problema che di anno in anno è sempre più pressante.
Il traffico di Roma è una entità specifica, corporea, fisica: un quinto elemento con cui fare i conti ogni mattina. Oltre a rovinare la città e a renderla invivibile, aumenta vertiginosamente l’inquinamento atmosferico a discapito dei cittadini. Il problema più diffuso è la mancanza di un’educazione nei confronti dell’uso dei mezzi di trasporto cittadini. A questo si somma la quasi totale mancanza di percorsi ciclabili a Roma, un po’ a causa della sua geografia a sette colli e un po’ a causa della mancanza di abitudine al trasporto con mezzi alternativi. Alla fine di aprile qualche migliaio di ciclisti si sono radunati ai Fori Romani per provare a suonare un campanello (è proprio il caso di dirlo) d’allarme.
Da vent’anni, se si esclude un tunnel sotto Monte Mario e la terza corsia del raccordo anulare (opera comunque Anas e che non incide direttamente sulla mobilità urbana), nella capitale non è stata costruita alcuna infrastruttura reale capace di rompere le tenaglie di una viabilità che nel suo impianto risale ancora al Settecento per il centro storico e all ‘Ottocento per Prati e quartieri limitrofi. Non si investe nulla nel trasporto pubblico: neanche un metro di corsia preferenziale in più, nessun provvedimento per contrastare la sosta vietata, scarsi controlli sulla sosta tariffata, strisce pedonali abbandonate. Solo ora dopo decenni si capisce quando un sistema di metropolitane serva a decongestionare il traffico ma ci si muove lentamente e con grandi costi (la Corte dei Conti ha già avviato una indagine su quelli relativi alla famosa linea C che dovrebbe passare sotto il centro storico).
Un bravo assessore al traffico, Mario De Carlo, tuonava qualche anno fa : “È ora di porre un freno a questa follia collettiva, ci sono famiglie composte di tre persone che posseggono cinque auto e due motorini: se questa non è psicosi non so come chiamarla. Occorre assolutamente ridurre il numero delle auto in circolazione…” . De Carlo nel frattempo è morto ma le auto private invece no. Vincono sempre i romani, furbi e indisciplinati che vogliono andare dove gli pare e come gli pare.
Un esempio? In occasione del Giubileo venne realizzato, tra mille polemiche che investirono anche il Vaticano, un gigantesco parcheggio sotto il Gianicolo. Andate a visitarlo ora: è semivuoto, mentre sulla passeggiata adiacente e persino sulla salita di S. Onofrio le macchine sono parcheggiate, in divieto di sosta, anche in seconda fila. Provvedimenti? Zero. A pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo dell’amministrazione capitolina non c’è il coraggio di segnali in controtendenza. Ed é un peccato perché proprio sullo snervante problema del traffico la giunta Alemanno potrebbe giocarsi la sua rielezione.
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