Cercavo un argomento speciale per l’apologia che uscirà per Pasqua; mi è arrivato, inaspettato e provvidenziale un suggerimento: Il prossimo 22 aprile sarà il quinto anniversario della scomparsa nel nostro concittadino cardinale Attilio Nicora. Considerando la tendenza varesina a dimenticarsi dei suoi figli migliori, mi sembra giusto ravvivarne il ricordo, anche in previsione di un importante convegno di studio che il brillante gruppo di amici gli dedicherà il prossimo 15 maggio. Il pubblico lo conosce quasi esclusivamente per la parte avuta nei primi anni Ottanta nella redazione del nuovo concordato tra Stato e Chiesa: un compito importante, sicuramente faticoso, portato a termine brillantemente grazie alle sue qualità di giurista e, absit iniuria verbo, di politico. Meno noto, anche perché più difficile e rimasto incompiuto ma non certo per colpa, è l’importantissimo incarico svolto negli ultimi anni, quello di adeguare le regole operative dei gestori delle finanze vaticane ai criteri di trasparenza internazionalmente accettati. Dimessosi Nicora per le difficoltà frapposte da collaboratori e da altre strutture di governo vaticane, rimane sotto gli occhi di tutti l’esito negativo: un processo con aspetti discutibili ad un cardinale degradato, con grave nocumento dell’immagine della Chiesa e per qualche aspetto di correttezza giuridica, dello stesso Papa.
Ma ancor meno noto, ma certamente più vicino al suo cuore e quindi più degno di memoria è il suo impegno pastorale e caritativo. Dopo l’impegno come insegnante e poi rettore del Seminario maggiore diocesano, diviene vescovo ausiliare nel 1977 e gli vengono affidati i settori dell’apostolato dei laici e della PASTORALE SOCIALE. Dietro quest’ultima definizione troppo sociologica si cela nient’altro che la CARITA’. Dopo gli anni dedicati alla revisione del concordato e alla sua complessa attuazione, dal 1990 al 1992 ricopre anche l’incarico di Presidente della Commissione Episcopale per il servizio della carità e di Presidente della Caritas Italiana; dal 30 giugno 1992 Giovanni Paolo II lo trasferisce alla sede episcopale di Verona, realizzando la sua aspirazione alla missione di pastore di anime. Vi rimane solo cinque anni, perché a Roma pare che nessuno lo sappia sostituire. Nel 1997 è la CEI che lo richiama per dirigere le questioni giuridiche collegate con lo Stato, ma presto è ancora il Vaticano che gli affida, uno dopo l’altro, i compiti amministrativi e giuridici più delicati.
Tuttavia anche in questo periodo riesce ad occuparsi di un tema di grande respiro internazionale e nello stesso tempo legato alla vita dei più poveri del mondo: l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo nel particolare problema del debito internazionale. Non ne tratterò direttamente in questo articolo, in quanto sarà oggetto di un importante convegno che si terrà a Varese il prossimo 15 maggio a cura degli “Amici del cardinal Nicora”. Oggigiorno è però importante ricordare questa sua opera (che non è citata né dalla biografia della Sala stampa Vaticana né da Wikipedia) perché lo sancisce come uomo di pace attento e lungimirante. La passione è l’intelligenza messa nel promuovere il progetto del “Comitato ecclesiale italiano per la riduzione del debito dei paesi più poveri” ci fanno capire che la dimensione della carità è ciò che guida la sua azione, anche quando non può vivere il contatto diretto con le persone, ma deve occuparsi di argomenti come leggi, decreti o raccolte di fondi presso istituzioni internazionali. In realtà la campagna di raccolta fondi per far sì che il giubileo del 2000 promuova anche un ampio condono del debito internazionale, gli consente una “serie di incontri, riflessioni e sensibilità che raccolsi girando per l’Italia, e anche il risultato concreto – furono raccolti 35 miliardi di lire – fu comunque significativo. Soprattutto per l’aspetto educativo perché, al di là dell’Anno Santo, si sapeva che il vero problema sarebbe stato stimolare modi nuovi di affrontare un problema drammatico come il debito”.
Carità, concretezza, giustizia, educazione al bene: quanto ci manca in questo tempo di atroce conflitto un uomo di pace come Attilio Nicora!
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