Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Società

SINONIMI E CONTRARI

RENATA BALLERIO - 08/04/2022

vittoriaDa giorni basta aprire un giornale, scorrere le notizie sul telefono, guardare un notiziario in tv per sentirci dire che siamo in guerra. Questo è l’incipit di un articolo firmato da Daniele Cassandro e pubblicato a marzo del 2020 su L’Internazionale. Dobbiamo ammettere che quelle parole, lette ora, suonano ancora più drammatiche: la guerra di cui si parlava era quella contro il Coronavirus.

Due anni fa si scatenarono dibattiti sull’uso di metafore legate alla guerra per parlare del nemico invisibile. E come d’abitudine quei dibattiti furono divisivi, anzi oppositivi, in quel laico manicheismo di cui siano assediati in un continuo gioco tra guelfi e ghibellini.

Ma ben ricordiamo che l’emergenza Covid-19 fu costantemente e ovunque trattata – come scrisse il giornalista de l’Internazionale – con un linguaggio bellico: trincea negli ospedali, economia di guerra; ogni sera un bollettino diramato dalla Protezione civile con il numero dei morti e dei contagiati. Notizie lette con il fiato sospeso. E ben sappiamo come le parole generino pensieri.

Non fu casuale che l’agenzia regionale della Toscana dedicò un lungo comunicato sull’uso delle metafore della pandemia: una comunicazione carica di rischi e di potenzialità. I curatori di quel comunicato ricordavano come le metafore “incidano sul nostro modo di pensare e di percepire gli eventi, giocando un ruolo molto significativo nel determinare ciò che è reale per noi”.

Perché ricordare ancora quelle riflessioni? La risposta più semplice, e quasi scontata, ci porta, allora come ora, a riflettere sulla potenza dell’uso del linguaggio in qualsiasi campo. Considerazione, che pur lapalissiana, pare sempre più dimenticata in molte situazioni. Anche quando si parla di guerra non come metafora. Il linguaggio non risolverà i mali del mondo ma male non si farebbe a non abbassare la guardia sul suo uso consapevole. Limitiamoci al campo medico.

Proprio per questo è interessante leggere il libro La vittoria sul cancro di Paolo Veronesi nella collana ideata e curata da Eliana Liotta, Scienze per la vita. Se il titolo rimanda all’universo di parole legate alla malattia: vittoria, battaglia, malati come combattenti, le pagine testimoniano anche altro.

Con un linguaggio quasi affettuoso, carico di gentilezza e di umanità, come detto nella prefazione, le pagine accompagnano il lettore sulla strada della speranza e della cultura della educazione e della formazione atta a prevenire. È significativo, nell’introduzione, un pensiero di Vaclec Havel. Una affermazione, che va ben otre oltre lo specifico tema trattato: E tuttavia non avevamo perduto il bisogno di sperare. Non potevano perderlo, poiché senza speranza la vita si svuota di significato.

Insomma un libro che ci ricorda il valore della vita. Il libro è stato presentato ad Azzate nell’ambito della primavera della cultura del Premio Chiara, il 6 aprile: la dottoressa Valentina Lazzati ha intervistato l’autore e la curatrice della collana per ricordarci che anche la speranza si impara. Si impara se c’è, senza nessuna metafora, vera cultura.

E non sarà un caso che quest’anno la giornata mondiale della salute, celebrata il 7 aprile, è stata dedicata al rapporto tra salute e benessere del pianeta. Dobbiamo, infatti, stare attenti non solo a inutili metafore ma anche ai pericolosi giochi linguistici dei contrari. Il contrario di malattia non è solo salute… E il contrario di pace non è solo guerra… ma rispetto e speranza. Le parole e le metafore ci formano…

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login