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Economia

MATTONI O PAGLIA

FEDERICO VISCONTI - 08/04/2022

tre-porcelliniEsattamente vent’anni fa, Claudio Demattè, allora Presidente della SDABocconi, titolava l’editoriale di Economia e Management con queste parole: “Il caso Enron: una lezione per tutti”. Lo ricordo spesso, non tanto per il focus su un’azienda passata dalle stelle alle stalle in un battito di ciglio, quanto per lo stimolo ad approfondire i fenomeni e a non dare nulla per scontato. È dal 2008 che la storia ci sollecita a ricercare nuovi modelli di analisi e di interpretazione della realtà economica. La crisi finanziaria del 2008, i debiti sovrani del 2011-12, la pandemia del 2020-21, la guerra in Europa di queste settimane, hanno determinato un drammatico mix di sofferenza, morte, povertà, incertezza, paura… I modelli per farvi fronte esistevano e nelle nostre vite sono entrati dati e informazioni (spread, investimenti sui vaccini, costo dell’energia, …) di cui avremmo fatto volentieri a meno. Esistevano, esistono, ma non bastano. Gli shock che abbiamo vissuto da una quindicina d’anni a questa parte rischiano di far saltare il banco della strumentazione di analisi e di previsione economica.

Faccio un esempio domestico, dove mi muovo meglio: le piccole e medie imprese. Fino a qualche mese fa, con l’orizzonte post-pandemico in miglioramento, parlando di PMI avrei messo sul tavolo tematiche relativamente tradizionali: la dimensione media deve crescere, il capitale umano va rafforzato, la digitalizzazione dei processi va potenziata, e via di questo passo. Dalla sera alla mattina, gli imprenditori si sono ritrovati a sostenere costi dell’energia che fanno saltare il conto economico e a diversificare le fonti di approvvigionamento per non restare senza materie prime. Per chi ha decine se non centinaia di dipendenti, dalla sera alla mattina non è un orizzonte gestibile. È bene che lo si sappia.

E allora che si fa?! Credo che continui a valere quello che diceva Demattè: bisogna continuare ad imparare. La lezione, ancora una volta, è “per tutti”, dai politici ai rappresentanti delle istituzioni, dagli economisti agli analisti finanziari, dai membri delle autorities ai giornalisti… Per continuare a imparare le strade sono tante, facilmente identificabili se ci si pone nello spirito giusto. C’è poi una via maestra, su cui, da accademico, spendo qualche parola in più. È la via della ricerca scientifica, balzata agli onori della cronaca nei duri mesi del lockdown e delle sperimentazioni sui vaccini. All’epoca, il Maracana della ricerca, stadio abitualmente frequentato da pochi addetti ai lavori, si è riempito di tifosi di tutte le età, ceti sociali, etnie, delineando una new age che deve essere sostenuta, anche per le ragioni che la Senatrice a vita Elena Cattaneo efficacemente sintetizza. Nella quarta di copertina del libro “Armati di scienza” (Raffaello Cortina Editore, 2021) si legge: “Armarsi di scienza, competere con le armi della conoscenza, non significa abbracciare una religione né deificare lo scienziato, anzi è vero l’opposto: non c’è dogma né verità che, in determinate condizioni, non possano essere messi in discussione, non c’è esperto le cui affermazioni, in forza di un malinteso senso di autorità, non debbano essere verificate o provate. Semplicemente significa riconoscere in un metodo – quello scientifico, sperimentale, trasparente e ripetibile – la modalità regina per produrre mattoni di conoscenza con cui edificare le nostre società. Solo con questi piccoli mattoni, uno dopo l’altro, verificata la solidità di ciascuno, si può crescere e costruire insieme il futuro, affinché sia migliore per sempre più persone”.

Mettiamola al livello dei tre porcellini: di che casetta abbiamo bisogno? Di quella di mattoni o di quella di paglia? La risposta è scontata, ma il vero problema è saper discriminare tra i mattoni e la paglia. Compito non facile, anche perché l’orgia mediatica dei tempi moderni più di tanto non aiuta. A volte si comporta da fornace, spesso tende al fienile.

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