Paolo Vittori è stato tra i più grandi giocatori della storia del basket italiano. E c’è chi (come chi scrive) lo considera in assoluto il più grande, in virtù delle sue qualità fisiche, tecniche e caratteriali unite a un’intelligenza cestistica con pochi eguali.
A parlare chiaro è il suo palmares: ha vinto sei scudetti (quattro con la maglia del Simmenthal Milano e due con quella della Ignis Varese), ha legato il suo nome alla conquista dei primi successi internazionali di Varese, la Coppa Intercontinentale del 1966 (in cui, infortunato, guidò la squadra dalla panchina in coppia con Giovanni Gavagnin) e la Coppa delle Coppe del 1967; e poi le Coppe dei Campioni del 1970 e del 1972, la Coppa Intercontinentale del 1970, le Coppe Italia del 1970 e 1971. Per due anni è stato capocannoniere del campionato italiano, ha vestito per 89 volte la maglia della Nazionale realizzando 949 punti e partecipando a tre Olimpiadi (Roma, Tokyo e Città del Messico) e poi a Mondiali ed Europei.
Ora Paolo Vittori ha scritto un libro in cui ha raccolto i ricordi di una straordinaria vita sportiva, raccontandoli con l’ironia che gli è propria, senza peli sulla lingua e senza alcuna autocensura, come si conviene a un signore di 83 anni che ha fatto sempre della sincerità una cifra della propria esistenza.
Così emergono diverse “chicche” che faranno la felicità dei tifosi varesini con i capelli bianchi, che hanno vissuto quel periodo straordinario in cui il basket di casa nostra, dopo i primi due scudetti del 1961 e del 1964, si era affacciato vittoriosamente alla ribalta europea per poi diventare quella “valanga gialloblù” destinata a dominare per oltre un decennio in campo continentale.
Vittori, ad esempio, racconta i retroscena dello spareggio di Roma con il Simmenthal per lo scudetto del 1965, vinto sul campo dall’Ignis ma poi assegnato a tavolino ai milanesi per la posizione irregolare di Tony Gennari. Parla del complicato rapporto con Aza Nikolic (che lo idolatrava dopo che Paolone aveva infilato un trentello in una sfida con la sua Jugoslavia, inarrestabile per tutte le trappole difensive escogitate dal Professore), il quale gli aveva promesso il ruolo di viceallenatore per poi negarglielo a seguito di un singolare equivoco.
Buona parte del libro è riservata ai ricordi che molti compagni di viaggio di Vittori hanno voluto dedicargli: ex compagni, allenatori, giornalisti e amici hanno scritto con affetto, ricordando episodi, aneddoti e situazioni spesso divertenti (leggere le testimonianze di Marino Zanatta e di Stefano Gorghetto) e in qualche caso senza lesinare stilettate che Paolo non ha certo censurato (anzi, all’ironico ritratto tracciato da Franco Bertini ha dedicato la terza di copertina).
Il titolo del libro è tutto un programma: “No gavevo premura…” ricorda le origini goriziane di Paolo Vittori, sempre orgogliosamente rievocate, e trae origine da un episodio accaduto proprio a Varese. Settembre 1966, l’Ignis prepara l’ormai imminente stagione e, sotto la guida di Vittorio Tracuzzi, i giocatori corrono all’esterno del palasport, sul grande prato su cui sarebbe poi stata costruita l’attuale sede del Liceo Artistico. Vittori è in coda al gruppo e l’allenatore lo riprende: <Paolo, corri!>. <Mi no go premura…> è la risposta che naturalmente suscita l’ilarità generale.
In verità, anche nello scrivere il libro Paolo non ha avuto premura alcuna: ha lasciato sedimentare questa grande mole di ricordi e poi, per riordinarli, ha chiesto l’aiuto del giornalista Roberto Collini e del fotografo Gianpietro Zamolo, amici goriziani che con lui hanno confezionato queste belle pagine che “vanno giù” come acqua minerale naturale.
“No gavevo premura…” verrà presentato martedì 12 aprile alle ore 18 nella sede della Camera di Commercio di Varese, quando si svelerà anche l’edizione numero 41 del “Memorial Enrico Garbosi”, che torna dopo due anni di sosta provocati dalla pandemia.
Già, il “Garbosi”: Vittori lo ha ideato nel 1980 e coinvolge centinaia di giovanissimi cestisti che da tutta Italia e addirittura da diversi continenti si ritrovano a Varese durante le festività pasquali per dare vita a quello che è probabilmente il più importante torneo giovanile del mondo. Forse il canestro più significativo e importante realizzato da Paolo Vittori.
You must be logged in to post a comment Login