La libertà di parola è il diritto di ogni cittadino, sancito dalla Costituzione, di esprimere il proprio pensiero ma ogni occasione è buona, purtroppo, per resuscitare lo spettro della censura anche nei regimi democratici. Se nella tirannica Russia di Putin la giornalista Marina Ovsyannikova è costretta a irrompere nello studio della tv per protestare contro le bugie di Mosca, la democratica Italia rischia di confondere le idee a chi ha un altro concetto di libertà. I giornali “oscurano” sulle prime pagine papa Francesco che in nome della pace consacra alla Madonna la Russia assalitrice, la Rai “silenzia” il giornalista Marc Innaro per aver osato discutere le strategie militari della Nato e i partiti insorgono contro il professore ultrapacifista Alessandro Orsini troppo presente in tv.
La colpa di Marc Innaro, da sette anni corrispondente della Rai da Mosca, è di avere esercitato il diritto di critica, cioè di avere sostenuto in video davanti a milioni di italiani che la Nato si è forse allargata troppo ai confini della Russia dopo la caduta del muro di Berlino e che l’Occidente ha sottovalutato la possibile reazione. È l’opinione di un giornalista, peraltro osservatore privilegiato della realtà russa; ma suscita un vespaio di proteste tra i partiti della maggioranza e induce la Rai, che dalla politica dipende, a chiudere la redazione di Mosca fino a 31 marzo “per tutelare la sicurezza del personale”.
Sulla graticola finisce il professor Alessandro Orsini, sociologo specializzato nelle problematiche del terrorismo all’Università Luiss, che pare prenda un compenso di duemila euro a puntata per ogni apparizione in video alla Rai. Dissente dall’invio di armi all’Ucraina, il suo parere esprime posizioni presenti nell’opinione pubblica ma viene accusato di essere filorusso, pifferaio del Cremlino, sodale di Putin, le sue opinioni denigrate come comparsate a pagamento, bersagliato da insulti e disprezzo. È un clima da caccia alle streghe. Invano c’è chi si oppone al dibattito univoco, omologato e conformista che non porta contributi alla discussione, com’è nelle finalità del servizio pubblico televisivo.
Il libero pensiero è tacciato di slealtà all’alleato americano, linciato mediaticamente. Dubitare della strategia occidentale è considerato alto tradimento, come se la democrazia si difenda escludendo i dissenzienti, ridicolizzando il dissenso, mettendolo al bando. Non piace neppure il papa che critica le spese del riarmo previsto dagli adempimenti dettati all’Italia dall’appartenenza all’Alleanza atlantica. Per favorire la ricerca della pace Francesco si è sforzato fin qui di non denunciare esplicitamente Vladimir Putin. Lo si accusa di ispirare con i suoi moniti i turbamenti dell’opinione pubblica cattolica contro la guerra e di alimentare gli scrupoli di chi con quei soldi preferirebbe costruire scuole, ospedali e sfamare i poveri.
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