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Zic & Zac

SORDI E ARMATI

MARCO ZACCHERA - 01/04/2022

Russia ed Ucraina al tavolo delle trattative

Russia ed Ucraina al tavolo delle trattative

Che Putin sia colpevole dell’aggressione ed invasione dell’Ucraina è fuori di dubbio, ma se il presidente degli USA Joe Biden lo definisce ufficialmente in TV “Criminale di guerra, dittatore assassino, delinquente e poi anche macellaio” significa che la stessa Casa Bianca non vuole costruire la pace, perché provocare l’avversario – per colpevole che sia – significa solo voler alimentare una sua reazione che, conoscendo Putin, non potrà che essere violenta.

Ho l’impressione che riguardo alla guerra in Ucraina spesso ci sfugga la verità quotidiana per finire nella propaganda. Giorno per giorno appaiono (e spariscono) numeri inverosimili, seguono smentite spesso altrettanto inverosimili o minacce catastrofiche che poi (per fortuna) vengono ridimensionate. Ma soprattutto ci sono troppi silenzi, omissioni, commenti pilotati. I “vecchi del mestiere” (come Tony Capuozzo) sono molto più cauti nelle loro analisi rispetto alla legione dei nuovi “esperti” che hanno conquistato le prime file nei talk-show rubando il posto a quelli del Covid.

Le responsabilità di una invasione sono chiare, ma chi stia lavorando veramente per la pace è molto meno chiaro, così come anche tra i “buoni” ci sono cose che non mi quadrano. Zelensky, per esempio, ha ottenuto una “standing ovation” a Montecitorio poche ore dopo aver messo fuori legge due partiti di opposizione tutti dichiarati “filorussi”: qualcuno l’ha notato e si è posto qualche domanda?

La verità può avere molte facce, angolazioni, giudizi diversi ed è soprattutto molto più complicata, così come la storia dell’Ucraina che geograficamente è una “fusione a freddo” di genti molto diverse tra loro. Continuo personalmente a pensare che sia un errore armare l’Ucraina, che l’Italia e l’Europa dovrebbero continuare concretamente ad aiutare dal punto di vista umanitario ma non inviare armi, anche perché è contraddittorio o perlomeno curioso esporre poi le bandiere della pace.

La scusa per bombardare Hiroshima fu che era l’unico mezzo per costringere il Giappone alla resa, altrimenti avrebbe resistito ancora per mesi con grandi perdite di vite umane, ma ad oggi la Russia ha dispiegato in Ucraina solo una parte della sua forza: se armiamo e rafforziamo l’avversario sarà una continua escalation senza mai arrivare ad un armistizio con morti e disastri da ambo le parti. Solo la diplomazia può portare ad una tregua: se le “condizioni minime” chieste da Putin sono ragionevoli e l’Ucraina può essere garantita dall’Occidente nella sua sovranità, perché non spingere su queste basi? Questo è il punto che va affrontato, ma se si spara soltanto non si ragiona, mai.

Io non conto nulla, ma proprio giovedì scorso il Papa ha detto: «La vera risposta alla guerra non sono altri armamenti, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti». Il Papa ha insistito «Mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!».

Parole forti eppure che sono state praticamente censurate dai media forse perché fuori dal coro, così come era stato inascoltato il monito di Giovanni Paolo II ai tempi delle guerre in Iraq e dei bombardamenti in Serbia. Eppure erano parole profetiche visto il disastro di questi anni in Medio Oriente.

Forse Putin è più debole di quello che sembra e sarebbe disposto a discutere con una controparte credibile, ma per una mediazione bisogna essere disposti a cedere qualcosa anche se si ha ragione, magari con un compromesso sulla parte orientale dell’Ucraina che è da sempre russofila e garantendo l’Ucraina non “nella” Nato ma “dalla” Nato ad evitare invasioni future, ma senza dare pretesti alla Russia di temere minacce occidentali.

Certo non si può continuare in un dialogo tra sordi e muro contro muro: all’orizzonte c’è solo il disastro per tutti, mentre per quello umanitario ci siamo già.

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